E se dopo tutto il lavoro di una vita, dopo anni di fatica, dopo aver imparato il giapponese, conosciuto l’amore della tua vita, trovato il lavoro dei tuoi sogni, sconfitto tutte le tue problematiche interne ed esterne, avviato un business online e cambiato la vita di migliaia di persone… Tutto ti crollasse addosso? Immaginatelo. Anni e anni di allenamento, di sforzi, di sacrifici, di sofferenza, di duro lavoro, persi per sempre. Come lacrime nella pioggia.
Quel pensiero.
Questo mondo non è un posto sicuro. Tutti mi odiano. Sto morendo e non me lo merito.
Sufficit animus
Tutti hanno un passato di merda. C’è chi è stato toccato dai genitori o dagli zii quando era piccolo, chi è stato bullizzato alle elementari, chi è stato tradito dalla fidanzata dalla mamma e dalla suora della parrocchia tutte contemporaneamente… È ovvio che le storie brutte sul proprio passato sono comunissime, sempre orribili e gravi, tante quante le persone che sono ancora vive per ricordarsele e raccontarle.
Ne ho sentite tante, e ho raccontato a mia volta le mie. Ottimo. “Chi se ne frega.”
Il passato è importante finché ci aiuta a capire come essere più forti in futuro. Dopodiché, non ci serve più a un cazzo e prima ce lo leviamo dalle palle, e meglio è.
Da qui in poi, è sempre la tua vita, uguale e come sempre.
La vita è qui. Oscilla su un filo. Amala o odiala, sta andando avanti. Puoi lavorare quanto vuoi sui tuoi problemi, sui tuoi progetti, sulle tue mancanze, sulle tue aspirazioni, e un secondo dopo ti toglie la sedia da sotto il culo e ti fai male, e un secondo dopo ancora ti rigenera le ferite e ti ridà due volte tutta la gioia che avevi prima, e un secondo dopo ancora ti ignora, poi ti sorride, poi ti ritrovi ancora qui.
Qui è il posto più spaventoso di tutti. È il posto in cui stai scegliendo, in cui stai crescendo, in cui ti stai evolvendo, in cui stai scolpendo te stesso. L’universo sarà durato anche un’infinità di miliardi di attimi, ma ti posso assicurare che sono più o meno tutti uguali a questo. Passano, muovono, scolpiscono, ritornano… Catturali, cavalcali, vivili appieno, o lasciateli scorrere addosso.
Qui è dove hai il potere di cambiare le cose. Di raddrizzare la schiena e cambiare la tua postura, di essere grato per le cose che hai e apprezzarle a fondo, di sistemare la stanza in cui ti trovi, di avviare il tuo progetto, di andare a correre, di iniziare a imparare la lingua che volevi, di uscire con qualcuno e crearci dei bei momenti. Oppure no.
Qui è dove i ragazzini hanno paura di mettere piede, come quella canzone dei Pumpkins.
Vivi qui adesso, o non vivere mai. Sta a te la scelta. E ricordati bene, forse verrai falciato vivo al momento sbagliato, e tutti i tuoi sforzi saranno stati vani, perché la vita ogni tanto è strana e si comporta come lei sa.
Siamo tutti vulnerabili. Alcuni si lamentano di questo rischio e si rintanano nella loro piccola crisalide, altri lo vedono come un male necessario e ci scendono a patti.
Per quanto mi riguarda, è assolutamente una figata. Chi lo sa, magari la soluzione è proprio quella, amare tutto quanto nel banchetto della vita, ringraziare sempre per tutti i piatti, e andarsene benedicendola, come un commensale sazio. O forse ancora, come cantava Billy Corgan in Bodies, la canzone successiva di quella grandiosa rock opera che è Mellon Collie and the Infinite Sadness…
“Love is Suicide.”
In entrambi i casi, ci vediamo qui 😉