Anni fa ero a casa di un mio amico, e stavamo un po’ discutendo dei nostri vari progetti (e anche della vita e della filosofia, come al solito). Mi ricordo che mi venne in mente di colpo questa parola, come un lampo di energia. “Creerò degli autocorsi.”
Il discorso era piuttosto semplice, i corsi normali non mi rappresentavano. Non mi è mai piaciuta l’idea che si potesse veramente insegnare qualche cosa a qualcuno. A scuola non tutti imparano gli argomenti in programma, anzi avendoci lavorato per un anno (ho insegnato Matematica e Fisica a delle quinte liceo) oserei dire addirittura quasi nessuno. E lo stesso vale in generale coi corsi e con le università.
È semplicemente un format scadente. Non dico che nessuno impara eh, ci mancherebbe altro. Ovvio che qualche “studente” che alla fine ne esce preparato c’è, e ci mancherebbe. Il fatto qui è che di solito questi studenti non sono affatto studenti, sono autodidatti. Studiano da soli, si interessano già di loro alle cose. Non hanno bisogno di un professore o di un insegnante. Non hanno bisogno che qualcuno spieghi loro i vari argomenti. La maggior parte delle volte sono perfettamente in grado di spiegarseli da soli.
Poi, certo, avere qualcuno che ti spiega le cose può funzionare. Io stesso quando andavo all’università seguivo sempre tutte le lezioni e studiavo il giorno stesso, e lo trovavo utilissimo.
Individui autodidatti
Il concetto qui è un altro, più sottile.
Quando studi all’università il professore non è solo un “professore”, è una delle variabili della tua realtà. Ci sono i libri, gli altri studenti, Internet, le dispense, i tuoi appunti, e tutte le risorse extra che ti puoi immaginare. Ci tengo a ripeterlo, il vero studente non è uno “studente” nel senso più immaginato del termine, che si sveglia e va ai corsi e fissa i libri e dà gli esami e torna a casa.
Il vero studente è un autodidatta.
Quanto avrei voluto, pensai quel giorno discutendo col mio amico, che esistesse un corso del genere. Un corso che tiene conto del fatto che lo studente non è uno studente, ma un essere umano che ama l’apprendimento, e in particolare che (sostanzialmente) ha intenzione di imparare il più possibile, e di farlo “da solo”. Tutti gli studenti devono avere un certo grado di autonomia quando affrontano la scuola o l’università o un altro tipo di corso.
La mia tesi è che questo “certo grado” di autonomia, in realtà, più è alto e meglio è. Più lo studente è indipendente, e non solo, più è innamorato della sua materia o disciplina, più è innamorato dell’apprendimento stesso, e meglio imparerà. In pratica quanto più sei autonomo, quanto più impari. Ma a questo punto è ovvio, non esiste più insegnare. Soltanto apprendere.
Lo “studio” non esiste
Questa è la vera differenza tra chi impara e chi no, l’amore per ciò che si “studia”. Uso questo termine tra virgolette perché lo studio non esiste. “Studiare” è una parola ridicola e assurda, che non ha nessun senso concreto. La maggior parte delle volte significa “fissare i libri con fare annoiato”, oppure “sembrare di stare facendo qualcosa di utile per la scuola”, o ancora “trovarsi attorno a un tavolo con fogli evidenziati e laptop e andare alle macchinette”.
La verità è che nessuno ha mai “studiato” nulla. Che diamine significa? Puoi magari leggere qualcosa, ripeterlo ad alta voce che ne so, ma anche queste sono tutte stronzate se me lo chiedi. Sono solo manifestazioni esterne dell’amore di uno studente, anzi chiamiamolo autodidatta, nei confronti di ciò che sta apprendendo.
È questo è un fatto vero. Tanto vero che infatti ci sono studenti che non leggono e non ripetono e apprendono lo stesso, magari perché hanno delle disabilità. “Studiano” lo stesso. Però studiare non serve a nulla, appunto. Chi vuole veramente imparare invece, è sempre inarrestabile.
Confronta queste due frasi:
- “Quest’anno ho studiato tantissimo, più che mai, ho studiato una quantità enorme di cose”
- “Quest’anno ho appreso tantissimo, più che mai, ho appreso una quantità enorme di cose”
La prima persona è uno studente. Il mondo ne è pieno. C’è un inflazione di studenti, e nessuno li vuole. Nemmeno loro vogliono esserlo, è solo una scusa per non lavorare e andare ai botellón.
La seconda persona è un autodidatta. Rarissimi al mondo. C’è una grave carenza di autodidatti, e tutti li adorano. Loro stessi sono innamorati della loro stessa passione, e non vedono l’ora di continuare ad apprendere, di imparare nuove cose e nuove abilità, e di scoprire nuovi percorsi per farlo.
Gli autocorsi
È con questa filosofia in mente che ho creato gli autocorsi. Voglio insegnare ad insegnarsi, o ancora meglio, insegnare ad imparare, e in particolare insegnare ad imparare ad imparare, ad imparare ad imparare… Ad maiora in pratica.
Dacci un’occhiata, se ti va. Ci sono quelli per le lingue (9 a disposizione), e ce n’è uno nuovo sulla meditazione.
Tu chi sei quindi dimmi, uno studente o un autodidatta?
O meglio, chi sceglierai di essere? 😉
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