Oggi ho raccontato la storia del mio sito a una commessa in un negozio biologico che frequento spesso.
“No, non lavoro da nessuna parte. Ho un’attività mia online, un sito web e un canale, ma praticamente non lo considero nemmeno un lavoro. Mi piace scrivere, mi piace comunicare, e ho trovato il modo di farci anche dei soldi.”
Al che, lei mi ha risposto così:
“Sei molto fortunato, tu! Di questi tempi, avere un’entrata del genere…”
Ora, il fatto è questo raga. Non sono fortunato. Non sono nemmeno “forte” (come mi ha detto successivamente). Sono un tizio normale, regolare, esattamente come te.
Non sono “pazzo”, perché sapevo quello che stavo facendo, non ho fatto le cose così a caso. Non sono un “genio”, perché chiunque può fare quello che ho fatto io, aprire un sito e scrivere articoli e condividere energie e risorse. Non sono “fortunato”, perché anche quando le cose mi sono andate super bene, ho comunque dovuto fare giorno dopo giorno le mie scelte, svolgere giorno dopo giorno le azioni giuste.
Non hai idea di quanto mi diano del “talentuoso”, “fortunato” e cose del genere.
Io non mi offendo mica, puoi pensare a quello che vuoi. Il punto è questo, se pensi che questo sito sia stato costruito “per caso”, se pensi che abbia lanciato i dadi per aria e che abbia vinto a una scommessa, allora ti dico una cosa certa a proposito del tuo futuro: finchè continuerai a credere ad avere idee del genere, non ce la farai mai.
Non riuscirai mai a metterti in proprio, se pensi che chi lo ha fatto ha solo pescato le carte giuste. Non riuscirai mai ad avere successo, se pensi che chi ce l’ha è perché ha avuto talento, o perché ha avuto le connessioni giuste, o la famiglia giusta, o le circostanze giuste.
Avere questi pensieri, nella tua testa, è un segno inequivocabile del fatto che non ce la farai.
Come lo so? Perché ce li ho avuti anch’io, e finché ce li ho avuti mi hanno fisicamente impedito di progredire. Come farei a scrivere un articolo al giorno tutti i giorni, se pensassi che chi ha blog più famosi del mio non ha bisogno di impegnarsi, ma ha soltanto dalla sua il benestare degli dei? Sarebbe impossibile, mi abbatterei subito e me ne andrei a fare un’altra cosa, da un’altra parte.
Oggi ho appena finito di leggere il mio 15esimo libro in 15 giorni, Algorithms to Live By. Parla di come sfruttare gli algoritmi utilizzati nei computer per risolvere i problemi della vita di tutti i giorni, molto interessante.
In uno dei capitoli, viene presentato l’esempio di una scimmia in un branco che invece di combattere semplicemente se ne va perché ha già determinato in precedenza la potenza del suo avversario. Combattere non gli servirebbe a nulla, e quindi evita il dispendioso conflitto risparmiando così le energie.
Questa è una caratteristica non solo dei primati in generale, ma anche degli esseri umani. Ciò che si cerca di fare, prima di competere, è di determinare il valore o la forza della concorrenza. Se è troppo più forte di noi, ce ne andiamo senza neanche tentare, sarebbe uno spreco persino pensare di vincere!
Ora, che cosa succede alla maggior parte delle persone quando vedono il mio blog o un’altra attività indipendente considerata “di successo”? La quasi totalità di loro pensano “Ah, che fortuna! Se solo avessi avuto io il suo talento, il suo cervello, o anche solo le sue coincidenze favorevoli!”
Capisci bene ora che pensare a una cosa del genere ti mette nelle stesse medesime precise condizioni della scimmia di prima. Come puoi competere con una cosa soprannaturale come il favore divino? Come puoi riprodurre una cosa complicata come la genetica innata? Come puoi sperare di manipolare meglio di me le forze del caso, o di farti venire i superpoteri?
Tutte queste “forze” hanno qualcosa in comune, se noti: sono tutte troppo grosse per essere governate, troppo impossibili da controllare. E ce ne hanno anche un’altra, di cosa in comune: sono tutte quante frutto dell’immaginazione umana.
Persino puntare il dito sulla genetica non ha senso, dato che è stata dimostrata oramai sempre più chiaramente essere soggetta ai meccanismi dell’epigenetica, e di conseguenza alle scelte individuali della quotidianità di ognuno.
“Non sono affatto forte – ho risposto alla commessa oggi dopo aver pagato alla cassa – anzi, mi ritengo piuttosto debole. Persino oggi, non mi sentivo affatto sicuro di me o dell’efficacia del mio lavoro. Non sono nemmeno fortunato. Ho iniziato a lavorare sul mio sito 5 anni fa, dopo aver deciso di farlo, e da allora tutti i giorni faccio scelte che mi portano nella direzione giusta. Non sono meglio di nessuno, semplicemente tutti i giorni scelgo di migliorarmi. E questa, io credo, è una cosa che può fare chiunque a prescindere da tutto. Sicuramente, anche tu. Non trovi?”
Buona fortuna per tutto! 😉
*nessuna commessa è stata maltrattata nella realizzazione di questo articolo.