Ultimamente ho lanciato un piccolo progetto di storie (molto) brevi. Questo:
L’ultima si chiama “Samurai High”. Sono molto soddisfatto di questa microstoria, per diversi motivi, e credo che rappresenti un primo piccolo punto di svolta nel mio percorso di scrittura creativa.
L’ho scritta l’altro ieri alle 11:30 di sera, quando pensavo di mollare tutto e abbandonare. L’energia che avevo mi sembrava molto scarsa, mi sono quasi arreso e sinceramente ero piuttosto giù di morale. A quel punto mi sono reso conto di quanto è veramente orribile fare le cose che ci piacciono, di quanto è noioso divertirsi, di quanto è difficile fare le cose facili e essere pigri.
Quindi ho deciso di risolvere in questo modo.
Ho interrotto tutto e mi sono messo davanti al computer, ho aperto la pagina, e ho cominciato a scrivere. Ultimamente sto sperimentando con questa cosa chiamata scrivere “in stato di trans”, che è praticamente lo stato solito in cui sei quando parli o ascolti o fai qualcosa o vivi la tua vita. In pratica, scrivi quello che pensi, senza filtri. Se è nella testa, è sulla pagina. E lo stesso vale per tutto il resto. Un motivo c’è, se in questo momento “ci viene da pensare” una certa cosa, no?
E quindi nulla, ho immaginato una scena molto semplice, un samurai che determinatissimo cammina attraverso il deserto. Da lontano, verso il suo obbiettivo, costante e inesorabile, solenne, continua a incedere, e naturalmente annichilisce tutto ciò che soltanto anche immagina di trattenerlo. È una bella rappresentazione della determinazione che mi piacerebbe avere, che sicuramente un po’ mi scorreva nelle dita, ieri notte, mentre digitavo. Mi piacerebbe anche trasmetterla, per esempio attraverso questo post, a più persone possibili, e chiaramente anche a te che mi stai leggendo.
La mia disperazione prima di cominciare a scrivere era totale. Era enorme, non sto scherzando, grigia e buia e scura e pesante e pesantissima. Non possiamo chiedere a noi stessi di rimuoverla, non ci riusciremo mai. Non possiamo nemmeno fare nient’altro, nemmeno “semplicemente provarla” e andare avanti, nemmeno accettarla… È qualcosa di troppo più forte di noi, e nulla, è lì.
Quello che possiamo fare è collocarci fisicamente davanti al nostro foglio, metterci la matita nella mano, e poi vivere gli istanti che da lì in poi si susseguiranno. Come? Non ne ho la minima idea, non voglio chiedermelo, non voglio saperlo, non voglio pensarci, e soprattutto non voglio dirtelo.
Sarai tu a scoprire chi sei, in pratica. Attraverso la tua creazione, ti crei. E quello è “il bello” di creare tutti i giorni, non solo perché alla fine hai un bel prodotto in mano che puoi far vedere a tutti o vendere o dedicare. Per un milione di motivi, che non ti saprei descrivere, e che non serve a niente che ti descriva.
Perdermi in quella storia è stato un po’ come viverla. La mia vita intera si è trasformata, nel presente e nel passato e in tutte le direzioni dello spazio tempo, facendo perno su quel singolo momento di creatività. Siamo davvero così potenti? Assolutamente sì, siamo più potenti di quello che crediamo.
Questa condivisione, tra le altre cose, è qui per ricordartelo.