Quando andavo a scuola, mi piaceva durante l’appello dire “Presente!”, ad alta voce. Non è una cosa che ho sempre fatto, ma dopo un po’ imparai. Alcuni alzavano semplicemente la mano, o mormoravano qualcosa. Parlare ad alta voce fa bene invece, scandire bene le parole. È un chiaro messaggio nei confronti del resto della classe, un primo impatto con la mattinata. Anche all’università, dove gli appelli si fanno soltanto nelle sessioni d’esame, mi piaceva dire “Presente!”. Forte e chiaro.
Sei davvero presente?
Da piccolo però, rispondevo a voce fiacca. Prima di capire il valore della parola chiara, intendo. Fu una cosa che a dire la verità, non amo ammetterlo, imparai durante il mio primo lavoro.
Avevo 18 anni, lavoravo in un negozio di fotografia come commesso. Interessante, non fosse che venni pagato 3€ di merda all’ora. Fu una cosa che non ebbi mai il coraggio di dire ai proprietari, tra le altre cose, ma la pensai spesso: “Vaffanculo!” tanto chiaro quanto “Presente!”, per restare in tema.
In ogni caso. Nel negozio venivano tanti clienti. Io dovevo parlarci, inserire i dati a computer, reperire le schede i materiali vari le foto ovviamente, e archiviare il tutto. Una volta era tutto analogico, quindi c’erano molte scartoffie da gestire, le macchine da sviluppo con i liquidi chimici da sostituire, e ovviamente la pulizia del posto.
Devo ammettere che per i primi giorni, ero una frana totale. Facevo fatica persino a salutare. “Salve…” a bassissima voce. Mi vergognavo a salutare tutte quelle persone, o meglio, non ero abituato. Gli sconosciuti erano strani. Non mi facevano paura, ma dopo un po’ iniziano davvero essere tanti. Tutti diversi, pieni di stranezze, bisogni, strani tic, richieste assurde, lamentele, tentativi di fregarti. Se non altro imparai il valore dell’educazione. Capitava una volta su 10, ma faceva veramente la differenza.
In ogni caso. Dovetti imparare a parlare chiaramente. “Buongiorno!”, innanzitutto. Non “Salve…”. Io queste cose ai tempi non le capivo ancora, ma la comunicazione è tutto. Può fare la differenza, davvero, in tantissime situazioni e ovviamente nel business. È una questione di empatia, umanità, e anche di coraggio, un pochettino. Uscire dalla comfort zone, a volte, significa semplicemente salutare.
E dopo un po’, ci presi la mano. Mi ricordo un giorno, quando scattò la cosa dentro di me, e mi accorsi che ci sapevo fare. Mi sentii come se avevo sbloccato una nuova abilità.
- “Buongiorno signora, come posso aiutarla?”
- “Certo, aspetti un secondo!”
- “Oh, ciao! Certo che mi ricordo! I due rullini da sviluppare sì? Arrivano.”
Il coraggio di esserci davvero
Parlare chiaro equivale a “esserci” veramente, molto spesso. Non so se ti hanno mai chiesto, “Ci sei?” quando non si capiva quello che dicevi. Ecco…
Comunicare forte e chiaro. Non aver paura di iniziare una conversazione. Non so perché non ho scritto prima questo articolo, è una cosa così fondamentale. Certo, gli esseri umani sono strani. Sembra tutto così difficile, immenso, e pericoloso, soprattutto quando sei piccolo e un po’ timido.
Quando ti sblocchi, però, ti ringrazi per averci provato.
“Wow, come si sta meglio adesso.”
Anche per le lingue straniere è la stessa cosa, ma la questione si complica leggermente. A volte, infatti, anche chi non è timido di norma, mentre parla in lingua si vergogna.
Questo succede per 2 motivi, essenzialmente:
- Non si è abituati a parlare chiaramente, come abbiamo appena detto.
- Non ci si sente sicuri a proposito dell’accuratezza della propria pronuncia, perché non suonando come familiare una lingua straniera tende a sembrare più come un rischio quando la vogliamo parlare, e finiamo per intimidirci.
Entrambi i problemi si possono risolvere con una sola tecnica. Sto parlando del famoso shadowing, la ripetizione “a pappagallo” di ciò che un madrelingua nativo sta dicendo in un audio, un video, o naturalmente anche dal vivo.
Il problema dello shadowing è che è la tecnica più consigliata, e allo stesso tempo meno applicata da chi la riceve come consiglio. Fare shadowing intimidisce, infatti, tanto quanto la conversazione stessa, anzi forse anche di più perché ci si sente a confronto!
Per questo motivo ho deciso di creare un corso specifico, lo Shadowing Club, col quale accompagnare gradualmente chi vorrà partecipare nel percorso di apprendimento della pronuncia, dai primi passi fino alle cose più sfidanti. Le iscrizioni scadono domani, e la prima lezione sarà il 1° Marzo.
Risponderai all’appello? 😉