Si pensa spesso che la stima sia importante, o addirittura positiva. Beh, che cosa penseresti se ti dicessi che invece non lo è mai?
La stima è spesso un surrogato del rispetto, del vero ascolto, del riconoscimento, e soprattutto dell’impegno personale. Un giorno un pianista bravissimo, terminata un’esecuzione, venne raggiunto da uno degli spettatori del pubblico, che gli disse ansimante:
“Sei bravissimo, avrei tanto voluto essere capace di suonare il piano come te.”
Al che il pianista gli rispose, seccamente:
“No, non avresti voluto.”
Raggiungere la maestria, padroneggiare un’arte, impadronirsi profondamente di una capacità o di un mestiere… La verità è che non ci sono segreti di nessun tipo. Se sei bravo in qualche cosa, te ne rendi conto, lo sai perfettamente, e soprattutto sai perfettamente come e perché hai raggiunto quel livello. Ancora di più, sai perfettamente come e perché gli altri non lo hanno fatto.
La favola del talento intrattiene le povere genti, le masse di incapaci, che sono sempre state, nell’eternità dei tempi, uguali a se stesse. Una volta si facevano truffare dal gioco delle tre carte, adesso cliccano sui pop-up, ma la sostanza è sempre la stessa.
Non essere come loro.
Non guardare i risultati degli altri con la bocca spalancata, non dire a nessuno quanto è bravo, quanto ti piace la sua musica, la sua arte, la sua scrittura, i suoi video, o i suoi contenuti.
In una parola, non stimare nessuno. Questo non lo dico perché penso che nessuno sia veramente in grado di fare quello che fa, al contrario. Togliere il velo della stima ti permette di vedere davvero fino a che punto una persona sia riuscita a perfezionare se stessa. Se non ci hai mai pensato consapevolmente, ti consiglio di provare.
Forse non lo sai ancora, ma rendersi conto dei risultati degli altri, esserne consapevoli, fa male. Deve far male, è come il dentista. Se non stai provando dolore, vuol dire che non stai scavando abbastanza a fondo.
La stima è l’antidolorifico della crescita personale. “Oh, ma guarda che bravo quello, io non sarò mai bravo come lui”
Il problema è che qui, a differenza del dentista, è proprio quel dolore che ti permette di renderti conto di dove sei, di volerti migliorare, di andare avanti.
È per questo che tutti cercano i “motivatori”, i video che li incitano a vivere, gli slogan imbecilli, le frasette ispirazionali da due soldi. Perché non hanno mai imparato a togliere gli occhiali della stima, e a guardare il sole dell’automiglioramento negli occhi.
Se diventi consapevole di quanto gli altri si impegnano, di quanto siano brillanti i loro risultati, ti metteresti subito al lavoro e la smetteresti immediatamente di dire assurdità come:
- “Io non so cosa fare”
- “Io non so come si fa questo”
- “Io non ho le energie”
- “Io non ho le risorse”
- “Io non ho il talento”
- “Io non ho il tempo materiale”
E cose del genere. Il dolore di vedere la verità sarebbe così lancinante infatti, che non riusciresti a resistere. Faresti di tutto per lenirlo davvero, per lenirne la causa, che è il tuo senso di inadeguatezza.
Questa sensazione così profonda la puoi benissimo provare a scacciare con qualche pillola di stima se ti va, ma fondamentalmente, c’è un solo vero modo di liberarsene per davvero, smettere di coprirsi di ridicolo, e cominciare a vivere davvero degnamente.
Autoelevandoti.