Negli anni ho seguito diversi “maestri”. Di crescita personale, di filosofia, di vita. Alcuni forse non condividono questo mio modo di vedere il mondo, ma a me fare così ha sempre aiutato. È utile seguire le orme di chi già “ce l’ha fatta”, è profondamente utile, e non solo. Avere un maestro è un requisito in molte pratiche spirituali, ad esempio, o nelle arti marziali, o a scuola, o praticamente ovunque tu voglia imparare qualcosa da qualcuno.
Detto questo, la filosofia che sta dietro a questo sito, e ovviamente anche quella a me più cara, è quella dell’autocoltivazione. In breve, ciò che mi interessa davvero è essere il mio stesso maestro, da sempre.
Questa è un’attitudine positiva e salutare, e ti auguro a tua volta di riuscire a costruirla. Utilizza pure gli insegnamenti degli altri maestri, o anche i miei stessi, fin quanto ti pare. A un certo punto, però, cerca di diventare la tua stessa guida.
Il problema principale di seguire troppo qualcun altro, infatti, è che queste altre persone (o figure spirituali, o entità etc.) non sono te. Di conseguenza, a un livello profondo, non ti hanno a cuore. Certo, sarebbero molto felici se tu imparassi da loro un sacco di cose, sarebbero felici di vederti crescere e migliorare attraverso i loro insegnamenti. Se però le cose si mettono male, se però queste altre figure dovessero scegliere, sceglierebbero sempre loro stesse. Questo è un semplice principio delle cose.
Se credi che qualcuno avrà mai a cuore la tua vita e i tuoi risultati più di te, beh, questo secondo me è un grave errore. Non aspettarti nessun aiuto dagli altri, nemmeno dai tuoi genitori. Con questo voglio dire, non avere aspettative, non esigere, non avere bisogno, e soprattutto non rimanerci male se questo aiuto alla fine non ti arriva, o se ti arriva in un modo che a te non piace.
La verità sul mio percorso, e credo che sia qualcosa di piuttosto comune, è che tutti quanti i miei maestri, le mie guide, i miei insegnanti, le mie fonti di ispirazione in generale, a un certo punto mi hanno abbandonato. E non sto parlando di abbandono educativo, del tipo, vediamo adesso che cosa sai fare da solo, giovane Jedi. Niente affatto. Mi hanno proprio cercato di prendere a calci. Spiritualmente, filosoficamente, e talvolta anche fisicamente nel mondo reale.
Con il tempo, ho imparato che va benissimo così. Imparare questa verità sulla vita, tra l’altro, mi ha fatto crescere forse più di ogni altra cosa. Più di una volta mi sono ritrovato, nel corso dei miei eventi, completamente solo, abbandonato a me stesso. Ebbene, ti sembrerà strano sapere che a furia di ritrovarmici, in quelle condizioni, ho iniziato a sentirmici bene. Mi sento a mio agio in quei momenti, quando mi ritrovo senza un riferimento, senza una guida, senza nessuno in generale. Mi sento vivo, mi sento responsabile di me stesso, mi sento potente. Non so se quello che farò sarà giusto o sbagliato, non lo so né posso saperlo, e soprattutto non lo sa nessun altro. Sono momenti delicati, sicuramente, e talvolta anche critici. Bisogna agire sulla situazione, capire cosa fare, trovare un modo di risolverla. In quei momenti, sento la mia mente e il mio cuore allinearsi tra di loro, organizzarsi, li sento rimanere uniti e orchestrare da soli una mossa vincente.
Come quando mi trovai a Bangkok senza soldi né carte di credito, quasi un anno fa ormai. Era la prima volta che visitavo quella città, tra le altre cose, non l’avevo proprio mai vista, ed era gigantesca, maestosa, quasi troppo grande però, nauseantemente caotica. Mi rilassai dentro me stesso. Non chiesi aiuto a nessuno. Mi godetti ogni singolo momento. Regalai al tassista la mia giacca, non mi serviva più con tutto quel caldo, e lui ne fu immensamente felice. In ascensore scambiai due parole in cinese. Salutai due amici che avevo conosciuto in aereo, rifiutai le loro offerte di aiuto, e mi incamminai verso la strada. La raggiunsi, ci misi piede. Non avevo Internet. Non avevo soldi, solo qualche banconota, ma ero riuscito a prenotare lo stesso un ostello. Non sapevo dove fosse. Non sapevo come fare a trovarlo. Non sapevo come avrei fatto a fare nulla di nulla. Sapevo che ero a Bangkok, in Tailandia. Sorridevo dentro, e basta.
Vuoi sapere come andò a finire? Trovai un 7 eleven, mi attaccai al wifi, riuscii a trovare l’ostello e a entrarci e a caricare il cellulare e a sedermi. Ci dormii un paio di notti. Digiunai 3 giorni, durante i quali andai a visitare il Buddha d’oro massiccio che si trova proprio nel centro della capitale tailandese. Tornai in aeroporto, ci passai 2 notti, e poi partii per Naha, Okinawa, Giappone.
Durante quei giorni, che ho vissuto come se durassero un secondo alla volta, incontrai me stesso. Mi accorsi che tutta la vita è una cosa sola, un momento solo, e abbiamo soltanto l’illusione di vederla separata, ma in realtà noi siamo qui, e abbiamo 2 anni, ne abbiamo 2 e mezzo, ne abbiamo 67, non importa. Siamo qui, sempre, nel presente di tutti i momenti, e a volte dormiamo e ci sembra di non essere qui sempre, di essere soltanto qui “oggi”, ma in realtà il tempo non esiste, il passato e il futuro nemmeno.
Quando tutti ti abbandonano, ciò che ti rimane è un’occasione preziosa, quella di trovarti, di incontrarti, e di scoprire veramente chi sei. Non vorrei mai che ciò capitasse, ma un giorno ti abbandonerò anch’io, o forse l’ho addirittura già fatto. In quel momento, pensare a me stesso sarà molto più importante che pensare a te, e per questo ti deluderò, ti dimenticherò, ti lascerò perdere e ti lascerò andare. Non essere triste per questo, non te lo meriti. Piuttosto, ricordati che eri sempre tu, non io, a guidarti attraverso la vita. Talvolta hai ascoltato ciò che ti dicevo, e per questo ti ringrazio. Fai tesoro di quegli insegnamenti, e ricordati sempre che sono frutto di entrambi, non soltanto miei, pertanto rivendicali, falli tuoi, non farti abbattere, e semmai dovesse succedere rialzati, conduciti verso la gloria e il trionfo e la luce.
Quando il tuo maestro ti abbandona, sei tu il tuo maestro. O sarebbe meglio dire, è in quel preciso momento che te ne accorgi, che lo sei sempre stato.