Quasi due anni fa mi appassionai di alimentazione. Avevo capito che l’uomo è quello che mangia, e che quindi è fondamentale nutrirsi nel modo corretto. Lessi un bel po’ di siti e di libri, e alla fine decisi di provare la dieta vegetariana per un po’.
Niente carne e niente pesce. Che male mi può fare?
Esatto, è proprio questo il punto… Ma andiamo con ordine. Un paio di mesi dopo, passati molto lentamente devo dire, ecco che arriva il colpo di genio.
“Sono molto più leggero ad ogni pasto. Mi sento più in forma. Ho emozioni più positive. Sarà perché ho tolto la carne?”
Come i visi spensierati a cui sorrido ogni volta che passo davanti al McDonalds mi confermano, ero proprio un illuso. Attribuivo quella positività alla rimozione della carne dalla mia dieta… un errore grossolano, che solo una persona tanto credulona da mettersi a fare un esperimento del genere potrebbe fare.
E così, inevitabilmente, l’abisso.
Perché essere vegani fa male
Si sa che i vizi più leggeri portano gradualmente a quelli più pesanti. Proprio come è breve il passo per chi fuma una canna “tanto per provare” e poi si ritrova sdraiato in mezzo a piazza duomo senza coscienza dopo 8 mesi e mezzo di rave party consecutivi, così io da vegetariano “in erba” (è proprio il caso di dirlo) mi ritrovai davanti alla scelta più terribile che un uomo possa fare in vita sua.
“Mamma, papà, voglio diventare vegano.”
Pensando inizialmente fosse solo un altro modo di chiamare il cambio di sesso, i miei non vennero quasi per nulla toccati dalla notizia. Almeno non subito.
“Bene, cosa vuoi mangiare per cena? Salsicce fritte e vomito di oca ubriaca foie gras come al solito?”
“No, mamma, ho deciso che gli animali morti non li mangio più. Li condivido solo in bacheca.”
La reazione di mia madre fu molto semplice: svenne. Mio padre, invece, optò per la tecnica del “tanto prima o poi ritornerai strisciando”. Ogni volta che c’era da mangiare carne, si lanciava in bucoliche declamazioni ad alta voce di quanto i tessuti muscolari degli animali fossero non solo un alimento delizioso, ma un vero e proprio dono di Dio.
“Ah… L’agnello! Sentite come l’aroma di sangue semirappreso si fonde con lo sfrigolio del grassettino ancora tremolante. Sembra quasi di sentirlo ancora urlare di paura poco prima del macello… Eeeeeh già, il mondo è pieno di cose meravigliose, per chi le sa apprezzare”
Quando mi vedeva passare con i fagiolini nel piatto, faceva finta di niente. Purtroppo, a nulla valsero quegli sforzi. Anzi, quando sono lì a condirmi l’insalata, ogni tanto vedo nei suoi occhi una luce che me lo conferma: sta ancora bluffando. “COME HAI POTUTO FARMI QUESTO?” Grida il suo cuore. Ma dentro di sé è ancora convinto del mio pentimento, e mi aspetta al varco come si aspetta un vero figliol prodigo, ovvero con la mano sul coltellaccio pronta a sacrificare il vitello grasso, per banchettare di nuovo assieme nella gioia della nostra rinnovata fede in Cristo.
Ovviamente, avevano ragione.
E allora perché, mi direte voi, perché non hai smesso subito? Perché non hai scelto la via del pentimento? Forse che mangiare erba ti piaceva per davvero?
La cospirazione delle patate
La risposta è molto semplice. Si pensa che essere vegani sia una moda, ma in realtà si tratta di qualcosa di molto più pericoloso. Essere vegani significa far parte di una vera e propria setta. Non tutti lo sanno, ma le lobby vegane delle industrie degli hamburger di soia controllano le menti dei loro poveri adepti attraverso la pubblicità, le organizzazioni ambientaliste, e gli slogan.
Ad esempio, il famoso motto vegano “GO VEG!”, non è altro che uno strumento nelle mani delle lobby per manipolare l’opinione pubblica attraverso una frase apparentemente innocua, ma che se analizzata nel dettaglio rivela una scottante verità. Le lettere VEG sono anche le prime tre lettere della parola VEGan, rendendo così lo slogan un vero e proprio invito a modificare profondamente le proprie scelte alimentari. È un condizionamento subliminale e ipnotico, così subdolo e profondo da essere addirittura irreversibile. Un vero e proprio lavaggio del cervello.
Per convincere i più deboli ed emotivamente fragili a passare nelle loro fila, i vegani utilizzano una tecnica di persuasione molto violenta chiamata “dimostrare agli altri la propria tesi attraverso argomentazioni razionali”. È da qui che scaturisce tutta la narrativa vegana sui famosi 3 pilastri del veganismo (che fanno il verso ai 5 pilastri della religione islamica), ovvero salute, ambiente, ed etica.
Vediamo di smontare queste tre fragilissime argomentazioni una per una. Utilizzeremo un ragionamento logico e scientifico che solo un vegano recidivo e col cervello pieno di erbacce potrebbe permettersi di ignorare (ricordiamo infatti che la vitamina B12, assente nella dieta vegana, è un componente fondamentale nella gestione a livello nervoso dei processi logici collegati all’avere ragione).
1. Salute
Un vegano è costretto a credere di essere molto più in forma degli altri e di avere un’aspettativa di vita più alta, ma non solo. Un vegano crede di vivere addirittura meglio, ovvero molto più in salute di tutti gli altri, con meno malattie, meno stress, meno ansia, e meno pensieri negativi.
Come tutti quelli che non si sono fatti condizionare così facilmente dalla propaganda vegana sanno, si tratta di balle. Balle della peggior specie. I vegani sono denutriti, infelici, sgarbati, presuntuosi, provocatori, poco educati e poco virili. Se quando siete al bar vedete un ragazzino sbarbato che fa lo scherzo di togliere la sedia sotto al culo della propria nonna mentre si siede, state pur certi di essere al cospetto di un vegano in carenza di proteine. “Prendi questo, stupida mangiacadaveri!” In una città ad alta densità di persone affette da veganismo, scene del genere sono all’ordine del giorno.
Per fortuna, l’apertura di negozi “vegan-friendly” viene aspramente osteggiata da una retorica popolare fatta di vergogna per le proprie scelte, paura del cambiamento, e ottuso attaccamento allo status quo. “Il latte di soia fa diventare delle femminucce.” Dicono le vecchie signore al mercato quando ordinano la carne trita per il polpettone. E hanno ragione. Dovete sapere che da quando lo bevo mi sono cresciute così tanto le tette che quando mi guardo allo specchio, ogni tanto, mi faccio ancora l’occhiolino da solo per sbaglio.
Sorvolando la questione tofu, un palese surrogato del formaggio il cui unico effetto benefico su chi lo mangia sembrerebbe essere un rinforzo (sebbene piuttosto rilevante) alla sua capacità di sostenere ad alta voce che il tofu sia buono, vorrei soffermarmi sugli ormai trascuratissimi benefici della carne.
I benefici della carne
È noto ormai a tutti, e lo dimostrano numerosi studi, che mangiare qualcosa di simile a noi ci renda più forti. Le piante sono la cosa meno simile all’uomo, e per questo anche l’alimento meno indicato per una corretta nutrizione. In uno studio scientifico molto importante eseguito in Siam nel 2009, sono stati fatti mangiare a 5 persone i corpi dei loro gemelli omozigoti. Inutile dire che la qualità delle proteine dei pasti di quei fortunelli, un vegano se la sogna di notte tra un crampo della fame e un altro. Inoltre, secondo la legge scientifico-matematica del “chi mangia qualcosa diventa quella cosa” i vegani, avendo una dieta ricca di esseri viventi prevalentemente immobili, sono proni all’apatia, alla depressione e alla pigrizia.
Sbugiardatissima la teoria secondo la quale un vegano avrebbe molte più energie a causa del minor dispendio di risorse solitamente impiegate nella digestione di proteine e grassi animali. Da quando sono vegano, a differenza di quanto un’esigua minoranza di persone si ostini ancora a credere, non ho combinato nulla di nulla.
Non ho corso una maratona intera, non ho perso 15kg di peso e raggiunto la mia forma perfetta, e soprattutto non ho aperto un sito web e canale Youtube attraverso i quali raggiungo migliaia di Italiani ogni giorno. Il tutto, ovviamente, mentre questi Italiani non mi ringraziano quotidianamente di cuore per aver cambiato in meglio la loro vita. Non ho nemmeno viaggiato per il mondo e girato tutto il Giappone parlando perfettamente giapponese, se vogliamo essere precisi.
La soia
Esattamente come gli onnivori parlano tutto il giorno di carne del contadino e poi nascondono nel frigo due quintali di carne trita “supermix” del discount, contenente 72 specie di animali diversi (tra cui corvi, lucertole, vermi, e cadaveri umani recuperati dalle scene del crimine), allo stesso modo i vegani parlano tutto il giorno di quanto sia varia la loro dieta (suggerimento: se nominano la quinoa stanno per finire le idee), mentre la verità è che mangiano solo ed esclusivamente soia o suoi derivati.
Ho passato intere settimane a nutrirmi unicamente di soia, anche perché trovare qualcosa di vegano che non abbia la soia dentro, ammettiamolo, è praticamente impossibile. Al mattino latte di soia e yoghurt di soia con fiocchi di soia, a mezzogiorno pasta alla soia al ragù di soia (con una grattuggiata di formaggio di soia), mentre alla sera fagioli di soia crudi in salsa di soia, tofu, e tempeh.
Ovviamente, tutta questa soia non può che nuocere all’organismo di chi la mangia. Fanno bene quelli che vanno in giro a testa alta, orgogliosi del fatto di non mangiarla. “Mi scusi, c’è della soia in questa zuppa? Allora non la mangio, grazie.” La verità è che la soia corrode l’organismo e ne altera gli equilibri ormonali. Molto meglio mangiare animali, lo sanno tutti, e il fatto che quegli animali stessi siano stati nutriti con quintali di soia geneticamente modificata per tutto il corso della loro vita, ovviamente, non è altro che l’ennesima baggianata da cospirazionista vegano da quattro soldi. Gli animali non mangiano soia, mangiano sempre e solo altri animali, ed è per questo che sono così sani per l’uomo e così buoni da mangiare.
“Il cibo vegano è buono”
Passiamo a un’altra assurdità del modo di pensare dei mangiacarote.
Come possa essere “più buona” una dieta che è composta esattamente dalla dieta normale, ma con delle cose in meno, lo sa solo Dio. Dio, e anche chiunque abbia provato a rimuovere la parte bruciata dal toast prima di mangiarselo.
Insomma, è ovvio che togliendo delle cose dalla tavola, il gusto si debba per forza deteriorare. Si comincerà quindi a parlare, giustamente, di rinunce. Di godersi la vita finché c’è (mangiare l’ossobuco era uno dei momenti più felici della mia infanzia, adesso manco quello c’ho). Ma soprattutto, è ridicolo ostinarsi a dire che l’insalatona non sia poi così male, quando tutti sanno che la carne è l’unica cosa buona che esista. E non solo è buonissima, ma è così buona che chi la mangia ha bisogno di scambiarsi tristi risate e sguardi di intesa quando ne parla, giusto per essere proprio sicuri al 100% che tutti sappiano bene che a loro piace molto. È un comportamento perfettamente normale e per nulla sintomo di una fondamentale mancanza di autostima e fiducia nelle proprie scelte alimentari e nel proprio senso del gusto, come invece vorrebbero farci credere quegli invidiosi noiosoni e rinunciatari dei mangiainsalata.
Il cancro, le malattie cardiovascolari, e il diabete
Secondo un oltraggiosissimo libro vegano, soprannominato non a caso “il Mein Kampf degli erbivori”, chiamato The China Study, la dieta vegana sarebbe un aiuto piuttosto marcato e dimostrabile nella prevenzione di cancro, malattie cardiovascolari, e diabete (oltre che di tutte le altre malattie autoimmuni).
Basta cercare le parole “China Study” su Google, per rendersi immediatamente conto dell’ennesima trappolona tesaci dalla sempre più prepotente lobby degli animalofili. Cito dal primo risultato di Google, nientemeno che il sito dell’AIRC:
Il China Study ha anche altri difetti di metodo: per esempio mette in relazione un numero enorme di variabili (367, come si è detto, con oltre 8.000 diverse correlazioni) e ciò consente, con appropriati utilizzi della statistica e in assenza di studi di controllo, di dimostrare pressoché qualsiasi teoria preconcetta. Una giovane blogger americana, Denise Minger, ha trascorso circa un mese e mezzo ad analizzare i dati del China Study, valutandone tutte le correlazioni e producendo una critica precisa e puntuale delle molte affermazioni contenute nel libro. Minger è così diventata un punto di riferimento in materia anche per la comunità scientifica.
Due sono le tesi fondamentali qui esposte.
- Troppi dati significa minore credibilità dal punto di vista statistico (e non maggiore accuratezza, come quegli stolti comunisti dei matematici vorrebbero farci credere)
- Una blogger a caso, in un mese e mezzo di lavoro sul suo blog, è chiaramente molto più autorevole e credibile che non uno studio durato più di 20 anni e condotto da uno dei biochimici più eminenti della nostra generazione.
Non è necessaria una laurea in idiozia per credere nella veridicità di queste affermazioni: si trovano in prima pagina su Google, è ovvio per tutti che siano vere.
Giustissima inoltre l’affermazione “in assenza di studi di controllo”, che nonostante sia palesemente falsa aiuta a fare chiarezza tagliando corto laddove andare troppo per il sottile servirebbe solo ad alimentare l’odio vegano nei confronti della nostra adoratissima dieta mediterranea (qualsiasi cosa essa sia).
2. Ambiente
Passiamo alla spinosissima questione ambientale.
Secondo i vegani, mangiare prodotti vegetali sarebbe un guadagno energetico netto dal punto di vista dell’entropia.
Prendete un individuo che mangia 200 trote all’anno, dicono loro. Ognuna di quelle trote mangia 300 rane, per un totale di 60.000 rane. Ognuna di quelle rane mangia 500 cavallette, per un totale di 3.000.000 di cavallette. 3 milioni di cavallette, ogni anno, consumerebbero 2 tonnellate di prodotti vegetali. In questo modo, mangiando 200 trote (ma in realtà sono molte di più), si consumano 2 tonnellate di piante. Dato che se mangiassimo direttamente le piante ce ne basterebbero molte meno, tutta questa storia di mangiare gli animali sarebbe solo un gigantesco spreco di risorse e di energie.
Innanzitutto, è chiaro il malizioso intento psicologico di stordire l’interlocutore con una serie di numeri inventati e senza senso. Secondo, a che cosa servirebbe ridurre il consumo di entropia degli individui, se questi individui stessi non sono nemmeno in grado di comprendere il significato di quella parola? Lo sanno tutti che è sufficiente ignorare le conseguenze delle proprie azioni per far sì che le proprie azioni non abbiano conseguenze, e tutto questo affanno nel cercare di insegnare alla gente come ottimizzare il proprio dispendio energetico mi sembra solamente una complicazione inutile oltre che uno spreco di tempo esso stesso.
Gli animali mangiano metà dei nostri raccolti? E noi ci vendichiamo mangiandoceli, quegli stronzi. Occhio per occhio, dente per dente. Non ci vuole un genio per arrivarci.
3. Etica
Solo 2 parole qui.
Catena. Alimentare.
Le piante vengono mangiate dagli erbivori, gli erbivori vengono mangiati dai carnivori, e i carnivori vengono mangiati dagli umani, assieme a tutto il resto del carrozzone.
Se Dio ci ha dato un cervello più sviluppato, e noi l’abbiamo utilizzato per creare orrendi e inquietantissimi allevamenti pieni di morte, dolore e sofferenza il cui unico scopo è l’aumento dei profitti di chi li possiede, non è colpa di nessuno. Andate a lamentarvi con Dio, checche vegane.
Scusate lo sfogo.
Il problema è che questi invasati si attaccano a qualsiasi cosa pur di farti sentire in colpa per le tue innocue scelte alimentari. E sostanze chimiche di qua, e ormoni di là, e antibiotici di su, e orripilanti incroci genetici di giù…
Ripeto un semplice principio, uno dei più profondi e saggi di questo mondo. “Se non lo vedo non esiste”. Lo sanno anche i bambini. È per questo che quando giocano a nascondino si nascondono la faccia tra le mani pensando di essere diventati invisibili. Stanno attuando uno dei più classici meccanismi di difesa del mondo animale. Noi pensiamo che siano solo degli stupidi idioti, ma invece ci sbagliamo di grosso. È la classica saggezza dei bambini, tanto apprezzata dagli psicologi. “Un bambino saprebbe risolvere questo rompicapo in due secondi”. Avete mai sentito questa frase? Se non l’avete mai sentita e avete paura che i bambini siano più intelligenti di voi, fate come loro: copritevi le orecchie.
La scelta peggiore che abbia mai fatto
Si conclude qui la mia cronaca della scelta peggiore della mia vita (dopo quella di essere eterosessuale e di avere investito in Bitcoin nel 2017, ma questa è un’altra storia). Vi faccio un appello. Convincetemi a tornare indietro, perché io non ce la faccio. Mi sento ancora intrappolato nel buco (del veganismo) e non riesco più a vedere la luce. Fatemi ragionare di nuovo, magari scrivendo un bel commento pro-pancetta di quelli che solo un carnista convinto e per nulla bisognoso di dimostrare a se stesso la validità della sua scelta saprebbe scrivere.
E mi raccomando, condividete questo articolo con tutti i vostri amici vegani, in modo da fargli capire una volta per tutte la verità, ovvero che sappiamo tutti che stanno male nonostante loro continuino a fare finta.
La prossima volta vi parlerò di come meditare tutti i giorni mi abbia svuotato l’anima, e di come l’esercizio fisico mi abbia tolto così tanto tempo dalla vita da farmi perdere lavoro ragazza e salute.
Stay carne! 🙂