Il duro lavoro, il duro lavoro. Quanto se ne parla! Sono tutti convinti che se solo riuscissero a lavorare, a impegnarsi, a sforzarsi più a lungo più intensamente e con più convinzione, allora tutti i loro problemi sarebbero risolti. La verità è molto diversa però. Lavorare tanto, infatti, è la soluzione più facile di tutte. E spesso, anche, quella meno efficace.
Non chiedermi come faccio a saperlo, ma di sicuro stai pensando che se solo riuscissi a convincerti a lavorare più duramente, riusciresti a risolvere tutti i tuoi problemi. Chissà perché, per un motivo o per l’altro, c’è questa diffusissima tendenza al ridurre tutte le soluzioni in una sola: aumentare la quantità dello sforzo. Eh sì, sarebbe perfetto, ci diciamo tutti. Mi metto lì, faccio quello che devo fare, faccio più slide in PowerPoint, mi sveglio prima per studiare, corro di più, lavoro più ore, mi spezzo la schiena, così ottengo più risultati, e poi faccio più soldi, e poi con quei soldi posso risolvere tutti gli altri miei problemi. Vero?
Sto letteralmente ridendo mentre rileggo l’assurdità contenuta nelle righe che ho appena scritto. Se davvero anche tu pensi queste cose, beh, lascia che ti colpisca con una manciata di polvere magica autocrescente… Farà effetto nel giro di qualche minuto.
La bacchetta magica della noia
Anche se avessi un milione di euro in tasca in questo momento, dico sempre a tutti, non saresti ancora felice. Al che tutti mi rispondono sempre “Beh, un milione… sicuramente sarei molto più felice di adesso.” Il che non è affatto vero per un botto di motivi.
Anzi, sai che cosa, rilancio con una provocazione ancora più grande.
Scegliti un superpotere, uno qualsiasi. Volare, teletrasportarti, diventare invisibile, fare sesso con chi vuoi schioccando le dita? Ok, ora senti qua. Anche se avessi quel super potere, magicamente donatoti da una qualche forza paranormale sconosciuta in questo preciso istante, non saresti ancora felice. All’inizio scoppieresti di gioia e salteresti giù dalla sedia, certo, inizieresti a teletrasportarti dappertutto, a volare in giro, a diventare invisibile e spiare chi vuoi, faresti un sacco di soldi magari, ti circonderesti di tutto e di tutti, poi una settimana dopo ti ritroveresti allo stesso punto di prima.
“Ciao, come va?”
“Eh, insomma.”
“Ma come eh insomma?? Hai un superpotere della madonna.”
“Mah guarda, i superpoteri non sono così spettacolari come sembrano eh, è tutto gonfiato nei film. Quando li vivi davvero alla fine non sono niente di speciale… Anzi guarda adesso scappo che devo teletrasportarmi al lavoro che ho promesso a mia moglie che entro le 6 tornavo a casa e le facevo ancora quella cosa dell’uomo invisibile. Sai, a furia di schioccare le dita la situazione mi è sfuggita di mano e mi sono sposato due giorni dopo a Las Vegas. Un casino, fidati, potessi tornare indietro!”
Hai mai pensato a immaginarti seriamente di avere un milione in tasca? No? Ti consiglio di provare. Fai caso a tutte le sensazioni, quelle positive e quelle negative. Tieni presente i nuovi problemi che avresti, e soprattutto continua a immaginarti il successo per due settimane, e vedrai quanto dopo un po’ diventa tutto parte della “normalità”, e poi sei di nuovo lì, l’insoddisfazione ritorna per un motivo o per l’altro, e ti ritrovi di nuovo al punto di partenza.
Il duro lavoro ti cambia la vita, forse
Pensaci bene quindi. Vuoi lavorare tanto, più di quanto stai facendo adesso, per raggiungere un obbiettivo che probabilmente ti annoierebbe nel giro di una settimana o un mese al massimo? Davvero?
Molto spesso il “duro lavoro” è soltanto una scusa. È la soluzione facile, la prima che ci viene in mente e alla quale ci attacchiamo. A pensarci bene, lavorare tanto è una cosa piuttosto normale, non è niente di straordinario. Anzi, si potrebbe dire che lo fanno praticamente quasi tutti. Cambia qualcosa nelle loro vite? Dipende.
Conoso tante persone che lavorano tanto. Alcuni sono veramente felici e veramente realizzano obbiettivi sostanziosi e che li riempiono di soddisfazione. Altri invece si spaccano la schiena per niente, si lamentano tutto il giorno, hanno un salario relativamente basso e odiano la loro vita.
Qual è la differenza quindi?
Devi sapere questa cosa, alla quale forse non avevi mai pensato prima d’ora. Non esiste solo il “lavoro” nella vita. In qualsiasi ambito.
Prendi l’imparare una lingua: c’è chi si sfonda di grammatica e sacrifica tutto il suo tempo e tre quarti delle sue amicizie per diventare il più bravo del suo corso all’università, e dopo cinque anni non sa ancora parlare bene come chi si applica con il metodo dell’ascolto passivo (spiegato bene negli autocorsi) per un anno o due soltanto.
Si tratta del metodo allora? Non necessariamente.
Ancora una volta, prendiamo adesso chi ha scelto di mettere in pratica il metodo. Anche lì, c’è che si sforza e si concentra di ascoltare un casino di ore, fa quattrocentomila carte con Anki, e chissà come mai il metodo per lui ancora non funziona.
“Allora Dylan? Che cos’è? Il metodo funziona? Sì? No?”
Il metodo funziona parecchio, tanto è vero che proprio in questi giorni due diversi iscritti ad Autoinglese mi hanno comunicato la loro potentissima testimonianza del loro successo. Uno di loro ha cominciato a parlare e avere pensieri spontaneamente in inglese, l’altro ha appena passato il TOEFL.
Io stesso nel 2014 avevo ottenuto la certificazione più difficile di lingua Giapponese, il JLPT N1, mentre un solo anno prima avevo superato la più facile di tutti, l’N5. Ben 5 livelli di differenza in 12 mesi soltanto. E in tutti questi 12 mesi, non ho mai avuto nemmeno per un secondo la sensazione che stavo lavorando, che stavo faticando, che mi stavo sforzando, che stavo facendo qualcosa che non mi piaceva.
In questo momento sto scrivendo questo articolo, e mi sto divertendo un casino. Scrivere mi piace da matti, mi immagino le forze dell’universo che influenzano la mia ispirazione e le mie dita, mi immagino il cambiamento che questo articolo potrà produrre nella vita delle persone, mi immagino tutte le conseguenze di quei cambiamenti. Mi piace avere un’occasione di riflettere sui miei pensieri ed esprimerli agli altri, mi piace sentirmi in contatto con chi mi legge, mi piace fare battute e condividere tante nuove idee, espanderle, modificarle…
Secondo te lo prendo come un “duro lavoro”? Assolutamente no, eppure questo è ormai più che il 20esimo articolo consecutivo che scrivo, tutti i giorni, e anche oggi sarà un post bello grasso di più di un migliaio di parole. Certo, voglio rimanere professionale e consegnare la massima qualità a chi mi legge, non lo faccio mica a casaccio. Il punto qui è che mi diverto da morire. Non lo considero un obbligo, una “cosa da fare”, uno sbattimento. Non vedo l’ora che arrivi il momento in cui finalmente posso scrivere.
Hai capito qual è la differenza?
Il duro lavoro non “serve” a niente. Non ti renderà felice. Solo tu stesso puoi renderti felice, scegliendo di fare quello che ti fa stare bene. Il “duro lavoro”, al massimo, e con duro lavoro intendo dire fare qualcosa di impegnativo, è la ricompensa. Nel mio caso, ad esempio, preferisco di gran lunga fare cose che mi impegnano e che mi sfidano a oltrepassare i miei limiti. Sono le attività che preferisco, che mi stimolano maggiormente. Altrimenti scusa, che gusto ci sarebbe?
Prova a farti questa domanda:
Se avessi una bacchetta magica che ti dà tutti i soldi del mondo dal tuo divano, continueresti a fare quello che fai?
Nel caso di moltissime persone, purtroppo, probabilmente no. E a quel punto, credimi, non c’è duro lavoro in più che possano fare, non c’è ulteriore sforzo che tenga. La loro vita è segnata, saranno per sempre infelici finché non si renderanno conto che la felicità, molto spesso, sta proprio in quell’impegno e in quello sforzo che hanno sempre cercato di evitare, e che invece li renderebbe super soddisfatti di loro stessi al di sopra di qualsiasi altra cosa. Se soltanto li incanalassero, per farti un esempio a caso, in un’attività di cui sono realmente appassionati, e che li rende davvero felici.
L’unico lavoro che non farei mai è lavorare…
Forse non ci credi.
Non credi che lavorare di più non ti servirà. Non credi che avere un milione non ti renderebbe felice. Non credi che fare qualcosa che ti piace potrebbe farti riscoprire la gioia di impegnarsi tutti i giorni al massimo per quello in cui credi.
Non ti preoccupare, non ti giudico, è assolutamente normale. Anche io ci ho messo tanto per rendermi conto di certe cose. Dopo averle soltanto “pensate” però, internalizzate, attorno a me è cambiato tutto come per magia. Ho cercato di sintetizzare quel pensiero in poche righe, per poterlo condividere con te. Se te la senti e pensi che sia arrivato il momento, dai una possibilità anche tu a questo pensiero, apri la tua mente e il tuo cuore e lascialo entrare nella tua vita:
“Il duro lavoro non mi renderà felice, sono io che mi rendo felice dall’interno, e che da questo mio stato interiore di felicità e di abbondanza posso decidere di impegnarmi e dedicare tutte le mie forze per qualcosa in cui credo veramente, smettendo di fare invece ciò che non sento che è allineato con chi sono io dentro veramente, e con chi voglio diventare. Ogni mio secondo passato a vivere il mio sogno personale è infintamente più prezioso di qualsiasi altro risultato esterno io potrò mai ottenere. Per questo non serve a niente impegnarmi di più, finché non sarò felice di essere dove sono e di fare quello che faccio. È questa la vera soluzione ai miei problemi. Non scappare, non cercare di non vederli, ma guardare negli occhi la realtà dei fatti, il mio momento qui ed ora, tutta la mia vita, confrontarla con la mia vita ideale, e fare una volta per tutte la scelta giusta. Viverla.”