Bisogna fare finta di essere positivi, lo sai anche tu. Questo è fondamentale e essenziale per vendere e per avere consenso politico, oltre che naturalmente per farsi assumere in azienda.
A nessuno in realtà importa, di avere “positività”. Ne sentirete parlare solamente in questi contesti, infatti. Al massimo, in psicologia, ma anche quella è solamente una funzione pratica, della positività. Gli psicologi ti insegnano che mantenendo il tuo pensiero positivo, migliorerai i tuoi rapporti con gli altri, e ti sentirai più in salute, avrai maggior soddisfazione, etc. In una parola, sopravvivrai meglio.
Detto questo, appunto, la positività è soltanto una questione di sopravvivenza, e di nient’altro.
Qualche anno fa avevo iniziato a fare caso alla nascita di alcuni contenuti “positivi”, di crescita personale, che puntavano a incoraggiare tutti ad assumere, appunto, un atteggiamento costruttivo, proattivo, propositivo, creativo, etc. Niente male fin qui no? Se non fosse che ci sono due problemi molto gravi, a riguardo:
- Invitare tutti a essere “più positivi” significa ammettere che naturalmente non lo siamo e non lo saremmo
- Questa “positività”, il più delle volte, è mera finzione, ipocrisia, recitazione di un qualcosa che non si è
Il più delle volte essere positivi significa:
- Fare cose quando in realtà si vorrebbe parlare (cosa che viene chiamata “essere più concreti”).
- Non dire quello che si pensa (cosa che viene chiamata “saperci fare / essere opportuni / non essere stronzi / non essere sfacciati”).
- Non denunciare i problemi e ignorarli di proposito (cosa che viene chiamata “non lamentarsi”).
- Permettere a tutti di fare tutto, anche ovviamente azioni pessime (cosa che viene chiamata “non criticare”).
- Non parlare mai di sesso (“essere per bene / puliti / non essere degli animali / dei pervertiti / dei maiali / dei maniaci / degli schifosi”).
- Non parlare mai di droga, e anzi disinformare (“essere per bene / puliti / non essere dei drogati / non essere ai margini della società / non essere dei pazzi”).
- Farsi trattare male, rimanere poveri, stupidi, farsi fottere da tutti (“non essere difficili / avere dei valori basati sul rispetto / rispettare tutti / non essere violenti / non essere cattivi”).
E tante altre belle stronzate. Ah dimenticavo, non dire parolacce (“non essere una persona scurrile”) e ovviamente la mia preferita, avere un lavoro normale obbedire una vita ai padroni e farsi sottopagare e stare zitti e muti (“essere una persona seria”).
Non mi fraintendere, la vera positività è una figata.
- Difendere i deboli
- Esprimere i propri veri pensieri, e desideri
- Fare ciò che davvero si vuole fare
- Dire la propria senza paura
- Creare al di sopra di sé
- Prendere iniziativa, specialmente quando non ce la si sente
- Sollevare il morale degli altri
- Migliorare il resto dell’ambiente in cui ci si trova
- Entrare in relazione con se stessi e con le proprie emozioni
- Coltivare se stessi in tutto
- Imparare dai fallimenti e dalle sconfitte e farne tesoro
Quante volte reprimiamo queste cose, in nome della “necessità”, del buonismo o del quieto vivere? Da quando “positività” è diventato un sinonimo di perbenismo, di convenienza, di compromesso, e di ipocrisia?
Il commercio, la politica, tutto in Occidente si basa su questi finti valori, al giorno d’oggi. Siamo davvero sicuri che continuare in questo modo ci porterà lontano? Non credi che continuando a reprimere chi veramente siamo, che cosa veramente vogliamo, e come veramente sentiamo di esprimerci, ci stiamo recando un disservizio?
Le cose buone e i momenti buoni arriveranno, soltanto quando inizieremo a fare cose buone, e a creare momenti buoni per noi stessi.