Forse stai sottovalutando una cosa: ciò che ti manca.
- Vorresti più soldi per poter fare le cose che preferisci o realizzare i tuoi progetti?
- Vorresti più successo in ciò per cui ti stai impegnando?
- Vorresti una vita sociale migliore, una famiglia migliore, qualcuno che finalmente ti supporti?
Se hai risposto sì ad almeno una o addirittura a tutte queste domande, non ti preoccupare. Siamo tutti così, che lo vogliamo ammettere oppure no. Tutti vogliamo “di più”.
Il problema non sta nel volere “di più”, infatti. Il problema sta nel volere di più troppo seriamente. Il problema non è che vogliamo “di più”. Il problema è che vogliamo “tutto”, e lo vogliamo subito.
Di che cosa sto parlando? È presto detto.
Prova con un esercizio di visualizzazione. Immaginati tra 5, 10, 25 anni. Immagina che nella tua vita, finalmente, tu abbia raggiunto tutti i tuoi obbiettivi di adesso, e anche molto di più. Comincia a “darti”, nella tua visione, tutto ciò che vuoi ora. Poi, procedi con il darti ancora di più, datti ciò che vorresti se avessi già tutto ciò che vuoi adesso. Dopodiché, ripeti questo processo ancora e ancora, fino a che non arrivi al fatidico “avere tutto”.
Dai, fallo adesso questo esercizio. Non ti preoccupare, ti aspetto.
Fatto? Ok.
Come avrai notato anche tu, anche quando arrivi alla perfezione più assoluta… qualcosa ancora non va. Se ti visualizzi abbastanza profondamente nel futuro, e ti dai tutto ciò che potresti desiderare e ancora di più, a un certo punto… stai ancora così così. Ci sono ancora dei problemi. Magari addirittura smetti di visualizzare perché ti annoi, perché non senti la motivazione di andare avanti.
Torniamo alle nostre domande iniziali.
Il problema di volere “di più” non è tanto il fatto di desiderare le cose in sé, non è tanto il senso di mancanza. Il problema è che anche se quelle cose le avessimo, dopo un po’ ritorneremmo ancora a desiderare “qualche cosa”. Quando riusciremo finalmente l’apoteosi, quando diventeremo la reincarnazione dello spirito della divinità e spareremo oro e diamanti dal nostro yacht privato sulla spiaggia della nostra isola personale… Ancora vorremo di più.
A quel punto, come ancora si suole sardonicamente pronunziare, saranno cazzi amari fritti. Cazzi amari fritti da ingoiare.
Il fatto è che se hai già tutto (che è esattamente ciò che vuoi, giusto?), e ancora poi ti verrà in mente che vorrai qualcosa “in più” di così (cosa che sappiamo entrambi che matematicamente succederà)… a quel punto non potrai più andare avanti. Non potrai più nemmeno realmente “volerne ancora”, perché non ci sarà nemmeno un “ancora”.
Qual è la soluzione? Rimuovere il desiderio? Smettere di volere di più? Impossibile. Altra cosa: non serve a nulla.
Quando il Buddha ti mette in guardia dai tuoi desideri e dal fatto che vorrai sempre più di ciò che ora hai, non ti sta mica dicendo di “desiderare di smettere di desiderare”. Sarebbe una trappolona!
Il trucco qui è che il desiderio è composto di due parti. La prima è la sofferenza per ciò che manca, il senso di “voglio ciò che ancora non ho”. La seconda è la gioia dell’attesa e della speranza per ciò che non si ha ancora.
A questo punto hai già capito.
Non ti potrai mai liberare di queste due parti, entrambe rimarranno per sempre a farti compagnia. E anche nel malaugurato caso in cui “finalmente” riuscirai a ottenere tutto tutto tutto… ti ritroverai a non poter più sperare in niente, e dovrai soltanto soffrire per l’oramai inevitabilmente irrimediabile irreversibilità del tuo anelito.
La soluzione è soltanto una, ed è la gratitudine, qui e ora, per il fatto che ancora, fortunatamente, tutto non hai.