Mi ricordo quando imparai il giapponese, con ciò intendo quando superai la certificazione di giapponese più difficile (dopo solo 18 mesi a partire da zero), che gli studenti universitari normalmente impiegano dai 5 ai 7 anni per preparare.
Ero al settimo cielo.
Fere libenter homines id quod volunt credunt
Non tutti però condividevano questo mio entusiasmo, anzi. È un po’ così purtroppo lo avrai notato anche tu. Diciamo che è una cosa un po’ specificamente italiana questa dell’invidia e della negazione del successo altrui, ma che in generale si vede in giro un po’ dappertutto.
All’inizio devo ammetterlo ne fui lievemente disturbato.
- Alcuni mi dissero che non ero abbastanza “concreto”
- Altri che non serviva a nulla sapere il giapponese, tanto c’erano i traduttori automatici
- Altri che era solo un hobby che non aveva senso…
- Altri sostenevano (e succede tuttora) che il giapponese non l’ho mai imparato e sto soltanto “bluffando”
Tutte persone a me molto vicine, se non altro ai tempi. Poi, con il passare degli anni, accettai il fatto che per certe persone è semplicemente impossibile accettare il successo altrui. Li devasterebbe dentro, perché si sentirebbero irrimediabilmente inferiori.
Questa è una cosa che abbiamo tutti, e scoprirla dentro di noi è la cosa più utile che possiamo fare a riguardo. Cercare di vincere le battaglie personali è uno spreco di tempo e di energie. Talvolta è addirittura rischioso. Quando gli altri non accettano facilmente le nostre nuove idee è difficile cambiarli, e questa è un’idea che per me è stato molto utile accettare.
Ho compreso che io stesso a volte non miglioravo per paura di far sentire male gli altri. E che a volte avevo paura di sentirmi male io per certe cose, e volevo ignorare a tutti i costi il successo altrui.
La cosa positiva è che puoi cambiare te stesso, se non altro.
Cum tacent clamant
È una sensazione stranissima, surreale, avere in tasca un metodo in grado di insegnare una lingua come il cinese o il giapponese alle persone in meno di due anni, diffonderlo pubblicamente (ma privatamente), e non venire per nulla riconosciuto dalle istituzioni. Neanche mezza parola. Detto francamente, mi vergogno per le università italiane. Provo un grande imbarazzo, a scorgerne i programmi, a constatarne i penosi risultati dei loro cosiddetti “studenti”.
Sono così speranzosi che non posso non sentirmi male per loro. Se come ho sentito da più fonti riusciranno a dare l’N1 in 5 anni, se gli va bene (la certificazione che diedi io in uno e mezzo), io mi chiedo preoccupato, quando mai rapperanno?
E non è l’unica domanda che mi sto facendo.
- Quand’è che le istituzioni riconosceranno la gaffe?
- Quand’è che tutti quanti si accorgeranno, ad esempio, che i politici che non sanno parlare inglese non sono affatto giustificati?
- Quand’è che le persone inizieranno in massa a riconoscere la palese arretratezza e obsolescenza del sistema scolastico e universitario?
Forse, ogni tanto mi dico guardando i miei stessi video, nessuno mi ascolta solo perché non sono un perbenista in cravatta? Sono un rapper in bandana, alla fine dei conti, e di aspirazioni politiche ne ho ben poche. Non mi metto il bel vestito per sembrare una bella persona, non faccio bei discorsi per prendere voti, e forse proprio per questo però, posso permettermi davvero il lusso di avere a che fare con le verità più scomode. Cosa che invece, purtroppo, qualche politico in questo momento nel mondo (e in Italia) sta forse solo adesso imparando a fare…
声上げなみんな声上げな
Qual è la strada giusta, mi dirai tu.
La strada giusta non è intuitivo trovarla, ma c’è. Consiste nel continuare nel percorso, senza sentirsi mai arrivati, continuare ad alzare la posta fino a schiacciare le critiche completamente, annientarle, non dar loro possibilità di rialzarsi.
Questo per me avvenne quando rappai in giapponese a Shinbashi, Tokyo. Battle di rap a 4, 2 contro 2, completamente improvvisata in lingua, e come puoi vedere raccolsi anche un discreto successo.
L’idea è questa quindi, continua a vincere. Se hai vinto, non smettere. Se non hai ancora vinto, inizia a vincere ora. Il mondo ha bisogno di vedere la tua vittoria, di utilizzarla come esempio, e ricordati che per ogni voce di critica ce ne sono almeno due da qualche parte che non vedono l’ora di incoraggiarti e darti man forte.
Questa mia, se non altro 🙂