Oggi ti voglio fare una domanda molto importante. Ti piacerebbe venire ringraziata (o ringraziato) tutti i giorni per quello che fai?
A me capita, letteralmente, ogni singolo giorno. Questi sono solo alcuni esempi, ma di messaggi così ne ho davvero a centinaia, alcuni anche molto lunghi! A proposito, grazie a tutti ❤️
Vengo ringraziato, spontaneamente, per il lavoro che faccio. E la verità è che non lo considero neanche un lavoro. Oggi durante una chiamata di coaching abbiamo toccato questo argomento. A me quel tempo “speso” a fare coaching non pesa affatto, sono contento di condividere e comunicare con chi mi segue. Mi fa proprio piacere. Anche scrivere questo articolo per me è una gioia immensa.
Non devi lavorare per guadagnare
Quando ero più giovane non era così. Facevo ripetizioni di Matematica, ho fatto altri lavori più o meno faticosi, ma la verità è che non riuscivo a essere felice, grato, per il mio stesso lavoro. E ovviamente nessuno mi ringraziava davvero di cuore. Solo di cortesia.
La cosa triste era che mi sentivo veramente “male” dentro. Quando arrivava il momento di lavorare, beh, dovevo mettermi in modalità lavoro. Certo, a volte era interessante. Certo, a volte mi divertivo anche.
Il problema era che non riuscivo a staccare il pensiero “guadagnare soldi” dal pensiero “devo fare fatica per forza”. Era come se dovessi dimostrare al mondo, ma non so nemmeno neanch’io a chi, ai miei clienti forse, che mi stavo facendo in quattro per loro. Dovevo un po’ farli sentire in colpa forse, o appunto “esibire” la mia fatica.
Sono convinzioni orribili sul denaro che però purtroppo sono sicuro abbiano ancora in tantissimi.
Io ci ho lavorato, mi ci sono messo proprio. Ho ascoltato dei podcast, letto articoli e libri e fatto esercizi, ho comprato persino dei corsi, il tutto sul mio “modo di relazionarmi con il denaro”. Modificare la mia relazione con il denaro? “Pfff, niente di concreto“, come direbbero i miei ex colleghi di Ingegneria.
Il denaro non esiste
Per come la penso oggi sul denaro, ci sono persone che pensano che io sia malvagio.
Ad esempio:
- Sono convinto che il denaro non sia una fonte di potere.
- Sono convinto che il denaro non sia importante “in sé”, lo è piuttosto la tua relazione con esso.
- Sono convinto che i poveri si meritino di essere poveri e non vadano affatto compatiti e che si debbano aiutare da soli (ovviamente sto parlando di gente coi mezzi che non guadagna, non sto parlando di persone in condizioni precarie o di paesi in via di sviluppo, a proposito dona un po’ di acqua a chi non ce l’ha)
- Sono convinto che chiedere tantissimi soldi per un servizio non sia affatto un problema.
- Sono convinto che pagare sia una cosa positiva, e che si debba cercare di pagare tutto e il più possibile anche se non si è costretti (sto parlando di film in streaming, tasse, extra vari, mance, corsi a pagamento, musica, software, etc.)
Credo che ritenere la mia persona “malvagia” o “immorale” per queste cose sia semplicemente ridicolo, eppure non hai idea di quanti persone mi giudichino per queste idee.
Sei un insensibile Dylan!
– Un povero (persona che non ha ancora lavorato sul suo rapporto con il denaro)
Queste persone mi fanno discorsi strani, tipo che un euro può comprare un pezzo di pane a un povero e perciò non dovrei sprecarlo. Si sbagliano. Quell’euro non compra il pane, quell’euro non esiste neanche. I soldi non esistono, se non al momento della transazione avvenuta. Quando il POS ti dice “Approvato”, quando la macchinetta per i falsi non suona, e il cassiere ti batte lo scontrino… Eccolo lì il denaro. Il mio euro non compra il pane a nessun povero perché semplicemente non ho nessun “povero” attorno a me in questo preciso momento. Quando andavo a studiare al Politecnico mi portavo la frutta in treno, e la condividevo spesso volentieri con i mendicanti che giravano per le carrozze. Quella mela era reale. Lo era veramente nello stomaco di quello specifico tizio. L’euro magico che potrebbe comprare il pane magico al povero magico, invece, no. È solo un pensiero ridicolo che usi per giustificare i soldini che ti spendi per le minchiate. Hate to break it down for ya, mate.
La vera povertà, ci mancherebbe, è una piaga. Parlo delle zone senz’acqua (dona ogni mese qui), delle persone senza educazione. Questa è una povertà diversa, una povertà di spirito se vogliamo. Mancano delle energie fondamentali a questi individui che tutti invece nel mondo cosiddetto “civilizzato” o “occidentale” o “primo mondo” o “Europa”, abbiamo. È questo il fatto grave. Quelle persone stanno così male che fanno fisicamente fatica a risollevarsi economicamente. Il “nostro” problema invece, di europei e europee sani e moderni e con lo smartphone in mano, è diametralmente diverso. E che tu ci creda o meno, vengo sempre giudicato da europei e europee sani e moderni e con lo smartphone, su queste cose.
Il che è un po’ una vergogna. Oltre che ridicolo. Oltre che un peccato.
Fare tanti soldi è “sbagliato”?
Che cosa ti blocca dal fare tanti soldi? Forse il pensiero che farne tanti è sbagliato?
Fare tanti soldi non è sbagliato. Fare tanti soldi è giusto, anzi, dovresti farne di più e aiutare chi è in difficoltà.
I soldi non sono nemmeno una fonte di potere, come può essere immorale “farli”? Il guadagnare in sé non può essere giudicato. Casomai l’azione che compi. E appunto, tu non fai quello che fai perché i soldi esistono. Non compri il pane perché i soldi esistono, o perché ce li hai nel portafoglio. I soldi sono soltanto una delle gigaziliardi di variabili della tua vita. Dal seme del frumento, alla farina, al pane, al supermercato, al cassiere, ai tuoi genitori (molto probabile se ti trovi in Italia) che ti allungano i soldi stessi, anch’essi prodotti in diversi modi dalle banconote alle monete ai POS… Ma non sono quelli che contano. Certo, si contano sì, e devono essere in numero maggiore di zero al momento della transazione. E con ciò?
Il tuo potere di umano. Il tuo potere di “guadagnarli”, ovvero di creare valore nella vita di qualcun altro e di consegnare quel valore, in modo che quel qualcun altro sia disposto a darti quel denaro. Possibilmente di sua sponte. È questo l’unico vero potere che hai. Anche se ti piovesse un milione di dollari in testa domani, tra tre settimane massimo saresti ancora triste e in depressione e nella cacca come e quanto prima, se non di più ancora.
Quanto ti piace fare quello che fai?
La vera domanda che ti dovresti porre non è:
Come faccio a guadagnare più soldi?
Se te la stai chiedendo, stai probabilmente a secco di energie, di immaginazione, e in generale di possibilità di avere realmente successo in ciò che farai. Tutto questo lo riesci a capire soltanto dalle domande che ti fai, sì, esatto, l’ho detto, ora lo sai anche tu.
La vera domanda che ti dovresti porre qui è:
Mi piacerebbe venire ringraziata (o ringraziato) tutti i giorni per quello che faccio?
O ancora:
Quanto mi piace quello che faccio “nella vita”, o “di lavoro”, da 1 a 1 milione?
Vedi, io le cose che faccio per questo sito non le considero mai un “lavoro”. Assolutamente no. Forse pensi che sia solo una parola. Per me non è soltanto una parola, è una questione di rispetto molto importante.
Il lavoro non esiste.
Esistono le cose che facciamo. Esistiamo noi. Io e te, qui, adesso. Esiste la nostra capacità di creare valore nella vita degli altri, di scegliere di provare gratitudine nei confronti delle nostre attività quotidiane, di chiedere una cifra se la riteniamo adatta. E soprattutto, esiste la nostra libertà. In particolare, la nostra libertà di scegliere, se essere grati o meno nei confronti di ciò che tutti i giorni da questo mondo riceviamo, di essere grati o meno nei confronti del modo in cui tutti i giorni in questo mondo contribuiamo.