Forse hai paura di fare errori. È normale. Capita a tutti, e anche a me. E forse è un concetto che hai già sentito molte volte. Sbagliare fa parte del successo. Bisogna imparare a sbagliare meglio, a sbagliare più spesso, poi a continuare a sbagliare, e perché no, festeggiare ogni errore, celebrarlo, sentirci speciali per averlo fatto, e farne di più.
Imparando una lingua con Anki, si studiano e ripassano in media dalle 100 alle 300 carte al giorno. In un mese, facendo un rapido calcolo, sono all’incirca 5000 carte. La “retention rate”, ovvero la percentuale di carte effettivamente corrette e tenute a mente, dovrebbe variare dal 90% al 95%, se tutto va come deve. Questo significa, che in un mese chi studia con questo metodo sbaglia all’incirca 500 carte. Dopo un anno di studio, che di solito è il tempo necessario a vedere i primi grandi risultati, se ne saranno sbagliate 5000.
In un anno e mezzo di apprendimento del giapponese, ne ho sbagliate all’incirca 10000, e alla fine lo sapevo parlare e lo sapevo comprendere e lo sapevo leggere e lo sapevo scrivere.
Tutto questo, dopo 10000 errori.
Gli errori non vanno temuti, non vanno odiati, e soprattutto non vanno evitati. Gli errori, così come qualsiasi tipo di fallimento, fanno parte della vita, e in particolare della crescita.
È probabile, se hai raggiunto un livello molto buono in qualcosa, che tu sappia già molto bene di cosa sto parlando. Ti basta guardare chi è ancora meno esperto e si chiede come fare a migliorare. Di solito, è evidentissimo, chi è ancora principiante e non riesce a progredire, si blocca perché ha paura di sbagliare.
Lo vedo con chi cerca di imparare a suonare la chitarra. Con chi cerca di imparare a fare business. Con chi cerca di imparare a scrivere. Con chi cerca di imparare uno sport, o di mettersi in forma. Si criticano tantissimo, perché pensano di essere poco in gamba, si confrontano con gli altri, e si sentono inferiori.
Guardano i loro risultati, ed è proprio lì che sta il problema.
I tuoi risultati sono in divenire. Stai sbagliando. E allora? Stanno sbagliando tutti quanti. Tutti quelli che crescono, almeno. Questo è circa il 300esimo articolo che scrivo per questo sito. E di pubblicati ce ne sono solo 107!
Anche sul canale YouTube, stesso discorso. Avrò fatto ormai più di 100 video. Ne ho tenuti soltanto una 30ina circa. E i primi sono veramente orribili! Tanto è vero che ogni tanto li ritiro fuori e ci ridiamo su con gli amici.
Il punto è questo. Se sai che all’inizio fare schifo è praticamente obbligatorio, ma che poi eventualmente è una cosa destinata sicuramente a cambiare, cambi attitudine. Non solo non molli, che ovviamente è cruciale per arrivare sul serio alla bravura, ma anche ti diverti di più, ti senti molto più a tuo agio, ti godi di più il percorso e lo vivi molto più serenamente che non ossessionandoti per ogni minimo particolare.
La vita, e soprattutto l’apprendimento di una nuova abilità, è come una gigantesca palla di creta. Prendila, staccane un pezzo, modellalo un po’, alla buona, poi lascialo lì. Hai fatto peggio? Fa niente. Il giorno dopo puoi riprendere da dove hai cominciato. Il risultato, soprattutto sulla creta stessa, non è mai importante.
Non è importante se hai capito tutto il libro in giapponese. Non è importante se hai scritto un articolo da schifo o se hai vinto il premio Pulitzer. Non è importante se hai fatto un concerto stupendo, o un discorso perfetto, o se hai la relazione romantica migliore della terra.
Non sto scherzando. Ciò che conta non è la scultura, è lo scultore. Anche se dovessi perdere quel pezzo di creta, anche se dovessi vendere la chitarra, anche se dovessi smettere di imparare il giapponese, o di leggere o di scrivere articoli, saresti ancora tu. Adesso, sapresti rifare meglio la scultura, in men che non si dica. Sapresti suonare qualsiasi strumento a corda. Sapresti riconoscere qualsiasi dialogo. È per questo che noi che amiamo imparare facciamo quello che facciamo. Non tanto per il risultato. Ma per migliorare noi stessi, esplorare il processo di crescita e di apprendimento, e naturalmente accettare tutto quanto incontriamo lungo il cammino. È questo il vero risultato. Trasformare noi stessi a tal punto da poter riconsiderare ogni fallimento od errore come una piccola benedizione. La vita, a quel punto, diventa una pura sorgente di gioia. Non ci spaventa più nulla, nemmeno la sconfitta.
Ho perso qualche libro…
Devi sapere che scrivo da quando avevo 17 anni, ed è da un anno è mezzo circa che ho in mente di scrivere questo romanzo. Devi anche sapere che per un motivo o per l’altro, ho perso la quasi totalità delle cose che ho scritto. Nel 2017 ho cominciato a tradurre un libro, sono arrivato a pagina 300 su 400, e poi mi hanno fregato il laptop (colpa mia che non avevo fatto il backup). Quando l’ho riscritto, mi sono reso conto di essere molto più veloce di prima, molto più abile, molto più motivato. Anche il romanzo che stavo scrivendo è andato perduto. Poi ho ricominciato a scriverlo su carta, e mi hanno buttato via il quaderno. Poi ho scritto ancora 2000 parole, e sono andate perdute anche quelle (dovrei comprare un corso di cloud backup lo so…).
All’inizio mi sono arrabbiato, poi mi sono intristito, ancora oggi ho un po’ di malinconia e curiosità per quelle parole. Mi rendo conto di una cosa però. Non ha importanza. Sto scrivendo un articolo al giorno da un mese, e mi sento più forte che mai. Chi se ne frega delle cose che ho scritto, in un certo senso, sono molto più bravo adesso. Sono più veloce, più capace, più efficiente, potrei riscrivere tutto quello che mi va e anche di più.
Non sono le vecchie parole che contano. Sono quelle ancora nelle mie dita. Se fossi ancora in possesso dei miei libri, dei miei saggi, delle mie poesie, delle mie riflessioni, ma senza la possibilità di scrivere ancora come invece sto facendo adesso tutti i giorni, sarei uno scrittore?
E lo stesso vale per te, se stai imparando una lingua straniera ad esempio. Se capissi il 100% di quello che c’è scritto su un determinato libro ad esempio, o di ciò che dicono in un podcast, perché magari te ne sei scelto uno semplice e alla tua portata, ma poi smettessi di ascoltare. Staresti ancora imparando? Staresti migliorando? Staresti andando avanti?
Se dovessi perdere tutto ciò che hai fatto finora, tutti i risultati esterni, tutto il tuo lavoro, tutta la tua arte, tutto quanto… Chi saresti?
Saresti in grado di ricostruire tutto? Saresti in grado di essere grato per il tuo percorso, a prescindere da dove ti trovi? Saresti in grado di festeggiare i tuoi errori, e di ricominciare ancora, con il sorriso, guardando al domani con un po’ più di forza, con un po’ più di esperienza, con un po’ più di pazienza, con un po’ più di maturità?