Durante questi anni, queste giornate, ne sono successe tante. Abbiamo sofferto, ci hanno fatto stare dentro le nostre case, o dove potevamo. È stato giusto? Non lo è stato? A chi importa? Oggi è un altro giorno e possiamo non solo riabbracciarci, ma anche meditare. All’aria aperta, si intende.
Eppure, nonostante il momento sia autenticamente meraviglioso dal punto di vista della possibilità di uscire di casa (sempre che faccia bello, attenzione), qualcosa ancora non va. Qualcosa di pesante e forse di infinitamente irremovibile, per così dire, ma di cui per fortuna noialtri qui possiamo ancora parlare. Vediamo insieme, nell’articolo di oggi, tutte le paure che il CoVid ci ha lasciato:
1. Paura di tossire e starnutire
Ancora oggi non me la sento di farlo in pubblico. Ovviamente sarebbe perfettamente okay, soprattutto qui in Czech Republic dove abbiamo scelto una linea ben più filo-logica (gioco di parole per solutori più che abili), eppure vaffanculo no. Non lo faccio. A parte che già nel 2018 misuravo un anno che non tossivo entrando in un capanno tutto pieno di fuliggine, e anche lì fu una mia scelta cosciente. Diciamo che anche se mi andasse, non lo farei per nulla al mondo. A volte starnutisco ancora, perché starnutire è davvero un botto piacevole e divertente. Anche sbadigliare. Faccio la prima cosa, se in pubblico, con la posizione del vampiro, nascondendomi dietro al gomito. È buona prassi in Occidente dove fare starnuti davanti a tutti è ancora possibile.
2. Paura di ridere
A seguire troviamo ovviamente la paura di ridere, se me lo chiedi estremamente grave. Sul serio, perché? A parte che non ho mai capito certe cose tipo “non si ride” oppure “ridere è da stupidi” oppure “ride bene chi ride ultimo” oppure che di certe cose non si scherza. Incluso ovviamente il “noi non facciamo gli spiritosi” ma quello è ovviamente per ragioni ben differenti e lavorative.
Ridere fa molto bene alla salute, in qualsiasi forma. Azzarderei a dire che le uniche, forse, risate che non ci stanno da un punto di vista strettamente salutistico sono le risate “forzate” eppure anche quelle vanno spessissimo considerate perché se non altro con un buono spirito possono portare qualsiasi conversazione anni luce altro che avanti. Avantissimo.
3. Paura di parlare
A proposito di “avanti”, per dirti, l’inno di Mameli, sai come comincia? “Fratelli d’Italia!”… Etc. È come se ci fosse un’alleanza nazionale, una forza nuova che ci unisce a tutti, e che ci spinge a tifare per il nostro Paese. Azioni, fatti!
E come vedi, e se non sei un fessacchiotto o un comunista di quelli super ma super veri, tutte queste parole sono “proibite” perché ohibò, arcibeccolina, sono state già usate dalla Propaganda di Stato da alcuni partiti politici. Che se me lo chiedi, hanno occhio e orecchio anche fin troppo. I cittadini non dovrebbero avere paura di parlare e di esprimersi. Non solo per questioni di sicurezza endemica o pudor belli. Soprattutto, e questa è una cosa che esiste anche da prima del CoVid, perché pensare e parlare sono le uniche cose che i cittadini possono fare, praticamente, in strada, e se hai letto i Codici almeno una volta questa cosa adesso almeno la sai.
Seriamente? La paura di parlare esiste ancora ed esisterà sempre. C’è chi la vuole aumentare per un motivo, chi per un altro. Alcuni sono introversi e odiano il fatto che gli altri si esprimano troppo. Altri sono semplicemente dei noiosoni. Altri ancora dei fanatici della parola scritta, boh, chi lo sa? Sta di fatto che queste fissone per il silenzio che peraltro oso dire sono addirittura prevalenti in alcune zone del nostro Paese, e non sto parlando della Lega, sono il più delle volte (anzi tutte) dovute all’ignoranza delle persone. Se sei un cittadino e hai diritti (leggi: se hai i documenti), allora non dovresti temere di parlare. È un tuo dovere, in alcuni casi.
4. Paura di esprimersi
Sempre dovuta al CoVid ma anche no, ecco un’altra fobia molto popolare: quella di esprimersi come si pare e piace.
Il motivo, se mi leggi ti dico soltanto la mia, è che le persone hanno una paura folle di essere considerate “pazze”. In Italia, lo sappiamo, ci sono T.S.O. coatti effettuati da cittadini consenzienti in comuni con sindaci corrotti. E pensa te, sai che ci sono anche città molto meno fortunate, nel mondo? Comunque sia, il gioco è diventato per un motivo e per un altro questo: agire ed esprimersi nella maniera più “normale” possibile. Che cosa vuol dire normale? Tipica, nota, come si usa per tutti, popolare, che tranquillizza.
- Hai le Nike? Che squadra tifi? Di dove sei? Ciao, come stai?
Confonta con queste:
- Booyaka booyaka boo! La corruzione esiste! Non parlo mai del tempo atmosferico, nossignore!
Queste ultime sono le frasi che tendenzialmente tu hai paura di pronunziare o persino a livello di sensazione che hai paura di considerare perché poi oddio! E tu mi dirai, non sono così scandalose…
Le persone muoiono, per certe cose, quindi forse faresti bene ad avere paura non solo di parlare in pubblico, ma anche tra te e te. Adesso che le macchine sono piene di sensori, e sto parlando dei dispositivi tecnologici più comuni, sai microfoni telecamere etc. etc… Beh, umano avvisato.
Ma ovviamente no invece, dico io. Ma ovviamente, no. Continua pure ad esprimerti, che tu abbia la storia che tu abbia, ti consiglio di farlo, di aprire il cuore. Assolutamente sì, e in ciascun caso. Oramai è tutto troppo più grande di noi. Preoccuparsi troppo, sul serio, quella sì che è una cattiva ossessione.
5. Paura dei dottori e delle dottoresse e schwa
Il mondo della Medicina ci ha trattati come ci ha trattati, e va bene così. C’era chi certe cose le aveva predette, c’era chi non aveva capito un cazzo e poi si è informato, c’era chi in tutto questo l’ha per davvero presa con filosofia (poverini pensa)…
Però la paura dei dottori no dai. Quella no 😉
6. Paura di morire di fame
Questa ce l’ho avuta anch’io però fidati, è perché non sei gay. No ti giuro, ho fatto un servizietto alle persone giuste e sono tornato ricco. Poi ho pagato con Google Pay e ho visto l’arcobaleno* sul logo del contactless. Si illumina di arcobaleno se sei gay. Ti giuro, c’è un sensore apposta. Se non lo sapevi, provaci. C’è gente che ci ha scommesso il cappello, sai?
*patchato il 22/07/22 in “Google Wallet”
7. Paura della bomba atomica
Questa è una delle meno diffuse, eppure c’è. Non so se spenderci tante parole oppure no, quello del Minutes to Midnight è un concetto piuttosto profondo e allo stesso tempo poco interessante perché si basa sulle ciarlate dei politici in televisione, mentre il tasto vero viene controllato da ben altre maniere.
Quindi non ti saprei dire.
Io non ho paura, no grazie. Come Primo Levi Montalcini, o quel tizio che ora non mi va di Googleare, non ho paura e basta. È una cosa fisiologica, essere autistici, non abbiamo empatia (cazzata tra l’altro ma vabbè chi li difende a loro?) e per questo nemmeno paura di niente, incluse certe cose, incluse le armi, inclusa l’Arma per eccellenza. Okay quindi, ci si prepara. Lo iodio lo prendevo anche da prima e in forma atomica, e assolutamente continuo. Non correlato? Boh non ne sapevo nulla prima, lo faccio per la mia tiroide alla fine. Poi sto meditando sulle esercitazioni antiatomiche che guardavo alle elementari coi miei compagni e sui documentari sullo smettere di fumare e anche nella stessa stanza le ombre cinesi Dio poi… Che figo quel giorno grazie al cielo che ci penso.
Il fatto è che non è che muori, è che ti viene notificata per direttissima una notizia molto pesante sul futuro della tua famiglia: non figlierai più, no. Qualcuno non ci tiene forse. Io, sì. Però come ti ripeto di certe cose non ho paura. Incluso mio padre.
8. Paura della criminalità “disorganizzata”
La Yakuza era clamorosamente legit in Giappone fino a una certa nei ’10, e se ti sto dando una notizia beh il clamore è proprio per quello e per nient’altro. Che il crimine organizzato sia meglio di quello rampante e assolutamente caotico e fuori controllo (come l’attuale iperverticalismo di determinati avvenimenti), lo sapevano praticamente soltanto i Giapponesi. Adesso, forse, lo sai anche tu. O forse ti piacciono le sorprese.
A me piacciono ma solo se si tratta di qualcosa che mi fa bene. Giusto per chiarire.
9. Paura delle informazioni
Questa è super eterea in un certo senso però è anche troppo vera. Oddio non mi informare! Oh no, questo tizio sta parlando! Oh no, ehi! Abbiamo veramente paura di una cosa tanto inevitabile? Caspiterina.
10. Paura di interagire con le persone
E all’ultimo posto ma non certamente per importanza abbiamo la mia preferita. Quante ragazze hanno cercato di farmi fuori socialmente oppure non socialmente ma psicologicamente? Innumerevoli. Quante invece hanno cercato (sempre letteralmente) di uccidermi fisicamente? Beh molte meno forse, ma comunque alcune. E ti sto parlando della categoria più innocua, sia chiarissimo.
Al giorno d’oggi me la cavo, ho 33 anni e se me lo chiedono apro le braccia sposto la testa sul lato e alzo gli occhi al cielo, e fino a Febbraio questo trucchetto del cazzo mi basta e mi avanza per avere una vita più che serena con chiunque. E se poi però si fa casino? Se ti insultano a caso ma pesantemente? Se si nomina qualcosa di pesante? Tipo metti il crack del 2008? Se ti alitano in faccia e c’è lo schifo d’Iddio? E il CoVid? Ne vogliamo parlare? No? Perché no? E se poi te ne penti?
Dai sul serio, come mai sei persino su questo blog? Io mi chiamo Dylan Blanko. Ah ma davvero? Che nome strano, e sei di dove hai detto?
Ci sono ragazze che per gioco mi fanno dire da dove vengo 10 o 13 volte, a seconda di quanto hanno scommesso tra loro puttane. Io, che sono puttano pure ma non in saldo, a volte faccio ripetere, ad altre ragazze, la parola “uccello” tante volte quante mi va, ma solo perché godono nel giocare un po’ con me e perché fondamentalmente il consenso me lo hanno dato.
Bella a te che ci provi sempre. R.I.P.
11. Paura?
E tu? Come hai reagito al CoVid? Benissimo? Culo.
Seriamente però, grazie di avermi letto e ti auguro il meglio vero. Non farti prendere dal panico. Tra due mesi le cose si risistemeranno. Fidati, tu qualche pompino in giro provalo lo stesso, ambosessi. Dai. Ti prego, ehi. Non cancellarmi. Vero che ci ritorni, sul mio bloggone? Dai. Pago io la pizza. Okay? 😉