Se sei come me, probabilmente ti piace moltissimo aspettare che le condizioni siano “perfette” per cominciare a lavorare al tuo progetto, o per fare il primo passo. Oppure ancora, vorresti avere se non altro una minima conferma da parte dell’universo che le cose stanno andando effettivamente come dovrebbero. Ti capisco al 100%.
In realtà purtroppo per qualche motivo particolare che ancora non ho afferrato appieno, le cose funzionano in tutt’altra maniera. E non c’è davvero nient’altro da fare, in questo senso, che non mettersi alla prova qui ed ora e in qualsiasi condizione ci si trovi. Lo avevo scritto in uno dei primissimi articoli di questo blog che oramai festeggia i 7 anni di attività: comincia con il piede sbagliato. Comincia, continua, non ti fermare mai.
La sensazione dev’essere esattamente quella, sempre la stessa. Quella di un continuo cominciare, di un continuo ritrovarsi davanti alla stessa sensazione di incertezza che avevi anche prima, la sensazione di scoprirsi di nuovo all’inizio, in ogni momento, e per sempre in movimento verso la propria visione. La grande premessa dev’essere sempre che il cuore ci chiama, che è il nostro stesso cuore che ci recluta, a noi anime assolutamente volontarie, a partecipare alla Grande Creazione di tutto ciò che c’è nell’Universo. E un’enorme parte di tutto questo è la paura.
La paura è il punto di partenza perfetto, o meglio il “non punto di partenza”, per eccellenza. Con la paura ci si blocca lì, e basta. Ci si inizia a bloccare, così, senza nessun motivo apparente. Anzi, se ne trovano tanti, di motivi. Tanti quanti se ne si riesce a costruire. Però poi, alla fine, in quelle belle giornate di sole in cui si sta di nuovo bene, ci è sempre e ogni volta davvero evidente. La paura non serviva a nulla. Io penso a questo, a tutte le volte che mi sono sentito sotto pressione, e in ansia, e che dovevo dare un esame, o aspettare l’esito di una mia impresa a lungo termine, o incontrare una persona. Non è mai servito, e sono sicuro che anche per te è così, non è mai stato utile a nulla lo stare male e il preoccuparsi e lo stare in ansia. Non ha mai aiutato a nessuno la sfiducia, né quel senso di timore e di insicurezza nei confronti del futuro. Lo abbiamo tutti vissuto alle elementari, alle medie, alle superiori, in ogni esame, ai colloqui di lavoro, ai primi appuntamenti… E poi? E poi tipo ci si guarda indietro e si dice, wow. Davvero mi facevo quel genere di problemi? La vita è ben altro.
E infatti è proprio così. La vita è ben altro, e ci riserva ben altro. Se ci sappiamo sfidare, se ci rendiamo disponibili, ci sono un sacco di prove avvincenti da superare, un sacco di emozioni ben più profonde e interessanti, da esplorare. Che la solita rabbia. Che la solita frustrazione perché “i soldi”, o perché “il futuro”, o perché “il sesso”, o perché “la crisi”. Guardiamoci per un secondo dall’alto, io e te. Sta tutto dentro la nostra testa. Anzi, se guardiamo più a fondo, sta tutto dentro al nostro cuore. È tipo una sensazione profonda, che io personalmente percepisco al livello del petto, e che poi si concretizza per esempio nella maniera di respirare, e poi anche nei miei pensieri su di me e sulla mia situazione e sul mio rapporto con gli altri e sul futuro.
La verità banale è questa: sono io che sto creando questa sensazione, e sono io che come tutti gli altri esseri umani può benissimo e in qualsiasi momento decidere (con un più o meno dispendioso livello di sforzo interiore) di regolarla e di sintonizzarmi su altre frequenze. Oppure no! Alla fine dopo 7 anni di lavoro sulla crescita personale, online, di condivisione di tutto ciò che ho raccolto da fuori e prodotto dall’interno, mi sono reso conto che non c’è veramente nulla di essenziale e che stiamo tutti per davvero brancolando nel buio in cerca dell’interruttore. In un certo senso, va bene così. È già tantissimo! Vuol dire che se non altro quell’interruttore sappiamo che è da qualche parte, e soprattutto, cosa più importante di tutte, che lo vogliamo premere!
Ho parlato con così tante persone, negli ultimi anni, aiutato così tanta gente a migliorarsi, a trovare dentro di sè quel quid che io fino a un certo punto della mia vita nemmeno sapevo che esistesse e poi, forzato dalle condizioni e dalle maree e dai venti, incontrai e amai e feci mio. Non tutti rispondono, naturalmente, e non tutti rispondono subito. Eppure la condizione umana è sempre la medesima. Ho imparato a riconoscere che le problematiche non sono altro che dei pattern, come dei giochi di forme in un caleidoscopio. Che tutti abbiamo sempre a che fare con le stesse sfide, con gli stessi ostacoli, e che tutti reagiamo negli stessi modi (a volte, tutti ugualmente errati) e che in fin dei conti va benissimo così.
E se mi permetti, è un percorso eccezionale e che mi rende felice e che ritengo sia diverso da quello di chiunque altro su questa Terra. Sebbene sia grande la sofferenza del viaggiare da soli, dell’essere incompresi come nel mio caso, e a volte radicalmente, e sebbene talvolta il peso sembri insostenibile, è un viaggio il mio con il quale non farei a cambio con nessun altro. Di questo ne sono più che certo. È proprio così che riesco a connettermi così bene con chiunque incontri sul mio cammino. Proprio in virtù del fatto che è inimitabile, ciò che io esploro e ho esplorato, e come lo faccio, proprio in virtù dell’unicità di come mi muovo e di come vivo. Molto spesso, anzi il più delle volte per essere onesti, ho l’impressione di venire percepito come bizzarro, e di confondere e basta, di stordire quasi, con tutto questo “essere unici”. Tantissimo mi capita di venire trattato ingiustamente, perché nel generale quieto vivere e normalmente comportarsi (in nome dell’evitamento di una specifica forma di sgradevolezza, che è proprio questa) mi si scarta e mi si etichetta facilmente come “l’ennesimo esperimento fallito di una divinità annoiata”, o qualcosa del genere.
Io, dal canto mio, non intendo giudicare. Non intendo riconoscere il male, in nessuno. Perché immagino una visione in cui l’ideale umano si realizzi per davvero, se non altro dapprima soltanto in parte.
Per quanto riguarda me e te, per atterrare su un cuscino diciamo il più morbido possibile dal punto di vista del nostro sviluppo come individui (e dell’elaborazione di questi pensieri), ti voglio soltanto ricordare come ricordai a me stesso tante volte che sei nel posto giusto per fare quel passo e che è esattamente quella l’attitudine che ti porterà a vivere ciò che entrambi sappiamo ovvero la soddisfazione dell’aver agito al meglio delle proprie forze. Quel passo imperfetto che possiamo sempre compiere e che stiamo per sempre compiendo.
Partire con il piede sbagliato, entrare nel posto sbagliato, conoscere le persone sbagliate, in un certo senso, eppure esserci, e poi da lì affidarsi alla divinità ed al caso, e dentro di sé continuando a concentrarsi su ciò che davvero più di ogni altra cosa sentiamo valga la pena provare. Come cuori umani. In questa nostra strana danza.
Che è proprio il cominciare a danzare…