Forse ti sorprenderà saperlo, ma la maggior parte dei miei follower, soprattutto quelli che dicono di voler imparare una lingua, hanno un obbiettivo molto particolare. Vogliono sconfiggere un bambino di 4 anni. Batterlo. Vincere. Essere migliori di lui, o di lei. Confuso? Permettimi di dare un po’ di contesto.
Qualche giorno fa ho scritto un articolo nel quale ho parlato dell’importanza di porsi le domande giuste. Tutti si pongono delle domande, sicuramente anche tu. Ora ti voglio chiedere, sono le domande migliori che ti potresti fare?
La maggior parte delle volte, quelle che ricevo a proposito dell’imparare le lingue sono domande di questo tipo:
“Come faccio a passare il B2? Come faccio a imparare il tedesco in 6 mesi? Come faccio a trovare il tempo di studiare? Quante carte devo fare? Quanto devo ascoltare? Lo shadowing è obbligatorio?”
E così via.
Taglio corto qui, tutte queste domande sono pressoché inutili e una totale perdita di tempo, nient’altro che un diversivo, una scusa, un modo come un altro per distrarti dal tuo vero obbiettivo.
“E qual è il mio vero obbiettivo?”
Oh, vedo che ci siamo arrivati finalmente. Benissimo. Ce ne hai messo di tempo eh? 😀
Qual è il tuo vero obbiettivo? Che cosa vuol dire che “vuoi imparare una lingua”? Quali sono le ragioni che ti spingono a farlo? Puoi continuare a ignorare queste domande fondamentali dicendoti cose del genere:
“Ma sì è ovvio dai, un altro dei tuoi discorsoni sulla vita Dylan… Dai, dai. Quante flashcard devo fare il venerdì? 27 vanno bene o sono troppe? Che c’è, sono troppo poche?”
E alla fine ritornerai sulle domande più insignificanti, piccoli problemi tanto minuscoli quanto inutili che anche se trovassi il modo di risolvere ne rispunterebbero altre 10 come le teste di un’idra.
Fidati di me, lascia perdere quelle minuzie e vieni a combattere coi veri mostri!
Le gioie della competizione
Ho sentito parlare male tante volte della competizione, e in generale ti posso confermare quanto sia vero che confrontarsi con gli altri non ti aiuta mai e anzi il più delle volte ti demoralizza o in generale ti peggiora psicologicamente. Niente di nuovo.
Detto questo, ad esempio quando ho imparato il giapponese in un anno nel 2014 (ma non solo), una delle mie principali motivazioni era proprio quella. Hai capito bene, non l’ho mai detto a nessuno, ma ero assolutamente e al 100% in competizione.
La competizione non è una cosa negativa in assoluto. In generale si potrebbe dire che dipende dallo spirito con cui si partecipa, o addirittura alcuni sostengono che non bisognerebbe cercare di vincere (il che snaturerebbe completamente il concetto stesso no?).
Il problema principale è scegliere bene chi sfidare. TAC. Svelato in mezzo secondo. Visto che roba? Un genio del blogging. Pure il grassetto. “Pazzesco” direbbe Montemagno. È per questo che mi ami vero?
Quando ti metti in gioco e decidi che vuoi battere qualcuno a fare qualcosa, a volte questa energia ti aiuta e ti motiva ad andare avanti, e a volte no. Per esperienza personale, ho sempre visto che il fattore chiave in questo senso è il livello di abilità del tuo avversario.
Mi spiego meglio.
Quando giocavo a Mario Kart sulla prova a tempo, mi ero fissato che volevo battere il record del mondo. Esattamente. Dato che puntavo a un risultato del genere, era chiaro che i miei amici li friggevo in automatico il 100% assoluto delle volte. Era chiarissimo anzi. Vorrei che fossimo tutti sulla stessa pagina qui. Secondo te potevo ambire davvero ad essere il karter più veloce del mondo, e chiedermi ancora domande insulse tipo “Come posso battere la ragazza di mio cugino”? Assolutamente no! Anzi, levatevi proprio dal Nintendo che devo giocare. Via via via via! Non ce l’hai una PlayStation a casa?? 😀
Come avrai capito, il solo fatto di essermi posto un obbiettivo così ambizioso, mi aveva automaticamente promosso a campione assoluto delle partitelle che facevamo ogni tanto tra amici per divertirci. Era fuori discussione. Quando ho deciso poi di tentare l’impresa mi sono allenato in continuazione per due settimane, almeno due ore o più al giorno per tutti i giorni, e già dopo poco tempo ero così forte che nessuno voleva più giocare con me.
“Ah, Mario Kart? Bello, ma preferisco giocare a Zelda sai, single player, c’è la storia, la trama, etc. Capisci? Non ti offendere.”
Non mi offendevo. Volevo assolutamente realizzare quell’obbiettivo, e alla fine ce l’ho fatta, per ben due volte tra l’altro su due giochi diversi. Il record poi ha avuto solo pochi istanti di vita, prima di venire spazzato via da giapponese random tre giorni dopo.
Ma torniamo al nostro discorso sulle lingue.
Come annientare un bambino di 4 anni
Quando decisi che volevo imparare il giapponese, qualche anno dopo, applicai lo stesso identico mindset. Non mi interessava a nulla “dare uno degli esami in 8 mesi”, o “sapere bene i verbi”, o “essere il più bravo del corso” o stronzate del genere. Persino la certificazione l’ho fatta più per distrarmi che altro, e alla fine non mi è servita mai a un cazzo e non so più neanche dov’è.
Inezie inutili. Io non volevo imparare una lingua come tutti gli altri manigoldi da quattro soldi. Non mi interessava il tesoro, io volevo diventare il re dei pirati. Volevo essere giapponese!
In particolare, volevo sapere il giapponese meglio dei bambini giapponesi. Non solo dei bambini di 4 anni, o di quelli di 5 anni, e neanche di quelli di 12. Solo quando avrei saputo il giapponese bene come un liceale di 16 anni, o uno studente universitario di 20, mi sarei ritenuto ragionevolmente soddisfatto. Non prima!
Pensaci bene. Chi è quell’idiota che si sentirebbe soddisfatto a vincere una gara contro un bambino di 4 anni?
È per questo che quando guardo la situazione delle università di lingua mi viene sempre da piangere (a volte per le risate, a volte per la tristezza, sempre lacrime comunque).
Tutti lì seduti sui banchi, che aspettano dai tempi dell’asilo di venir salvati dalla bacchetta magica del “lavoro dei loro sogni” o del “professore bravo” o della “certificazione” o della “borsa di studio in Erasmus che per un pelo guarda non la prendevo” o magari perché no, di un bel “aggancio col mondo del lavoro”. Chissà quando cresceranno.
E lo stesso discorso vale per tutte le altre cose. Quante volte ho sentito chiedere:
“Come faccio a fare più soldi? Come trovo un lavoro che un po’ mi piace e che è comodo da raggiungere? Come faccio a trovarmi la ragazza? Come faccio ad alzarmi presto la mattina? Devo andare in palestra o comprarmi una panca? Questo libro va bene oppure no?”
Sono domandine da nulla. Senti queste:
“Come faccio a migliorare la salute dell’umanità e del pianeta? Come faccio a modificare profondamente la vita di milioni di persone? Come faccio a ridurre al minimo la sofferenza che genero inevitabilmente tutti i giorni nelle altre coscienze?”
Se ti inizi a chiedere queste cose, per davvero, tutto il resto viene di conseguenza. Non mi credi? È perché non ci hai mai provato seriamente. Datti una chance! Togliti dal ring dei piccoli e smettila di fare German Suplex ai bambini di 4 anni per un secondo, e capirai perfettamente di che cosa ti sto parlando.
Come essere giapponesi
Tornando alle lingue. Qual è il tuo obbiettivo qui? Vuoi imparare il giapponese? Vuoi conoscere bene i vocaboli? La grammatica? Le frasettine? Saperti presentare? Davvero? Già partiamo male.
Vuoi diventare giapponese? Vuoi essere giapponese? Vuoi andare a messa a pregare a San Gennaro con la maglia del Napoli e venire intervistato e sapere finalmente cosa dire? Benissimo, ora sì che si ragiona.
Nota bene che quando ti fai domande di questo livello, e il discorso vale ovviamente non solo per tutte le altre lingue ma anche in generale per qualsiasi obbiettivo tu possa avere nella vita, tutti i problemini inutili passano in secondo piano (quelli che angosciano il 99% delle persone).
Aumentare la grandezza dei tuoi problemi ti aiuta moltissimo, il solo fatto di aver cambiato prospettiva ti spinge a cercare soluzioni diverse, ad avere un’energia diversa, a metterti in situazioni diverse, ad accettare sfide diverse.
Il sito migliore del pianeta
Quando ho aperto questo sito l’ho fatto per diventare la realtà più rilevante d’Italia sulla crescita personale, e tutti pensavano che stessi scherzando, anche i miei amici. A quanto pare le batoste a Mario Kart non gli erano bastate. 😀
Quest’anno ho deciso di mettermi seriamente d’impegno per raggiungere questo obbiettivo, accettando la sfida di scrivere un articolo al giorno per 366 giorni consecutivi, che poi in realtà ho iniziato il 26 Dicembre, per prendere la rincorsa. Secondo te mi sto chiedendo cose come “Che logo mettere? Che biglietti da visita devo stampare? Come faccio a trovare il tempo di fare tutte queste cose?” Nossignore nemmeno per sogno. Il logo è marcissimo e me l’aveva fatto una mia amica tirando giù due pennellate su Illustrator (e scucendomi pure 60 patagne). Che me ne frega del logo! Ci sono problemi più importanti, domande più fondamentali.
Se ti senti bloccato nella vita, ad esempio, ti invito a chiederti questo, e di chiedertelo seriamente:
“Stai ancora cercando di battere un bimbo di 4 anni?”
La risposta potrebbe sorprenderti più di quanto tu creda 😉