Comunicare bene è un’arte, una risorsa, e spesso e volentieri una necessità.
Ma come riuscirci? Due anni fa, quando mi sono iscritto per la prima volta a Toastmasters, non mi ero ancora mai posto il problema.
Il profumo è come il talento: dev’essere naturale
Avevo già imparato il giapponese, usando un metodo speciale che mi ha permesso di raggiungere un livello incredibile in un solo anno e mezzo, ma per quanto riguardava la comunicazione vera e propria, ovvero la capacità del mio corpo di interagire con gli altri corpi in maniera efficace, stavo a zero. Non avevo mai badato a quell’aspetto in maniera intenzionale. Avevo semplicemente cercato di farlo il meglio possibile, ma senza mai chiedermi davvero: C’è un modo migliore di un altro, per imparare a comunicare?
Non sapevo nemmeno si potesse farlo davvero. Imparare a comunicare, intendo. Quando incontravo dei bravi comunicatori, un evento comunque molto raro, la metà delle volte pensavo che si trattasse di un talento innato, impossibile da replicare. Ah, quanto mi sbagliavo… L’altra metà delle volte, non me ne accorgevo nemmeno. I comunicatori migliori, infatti, passano assolutamente inosservati. Tutti pensano che siano bravissimi a fare quello che fanno (qualsiasi cosa, dal professore al pittore al falegname), e invece la verità è che spesso sono “semplicemente” bravi a comunicare bene quello che sanno. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo alla nostra domanda.
“It’s working!”
Imparare il giapponese con quel metodo speciale mi aveva insegnato una cosa. La sua caratteristica principale era questa: Immergiti nella lingua, e prima o poi, non importa quando, non importa perché, non importa come… imparerai. Ascolta il giapponese un milione di ore (ne bastano 4000), e anche se all’inizio non capisci un acca (letteralmente, dato che in giapponese è aspirata), prima o poi… imparerai. Il cervello è fatto così. Difficile da credere, ma metterlo in pratica non mi costava niente, dato che le mie orecchie erano libere. Un anno e mezzo dopo, quando ho ricevuto il mio diploma a casa (la certificazione più difficile), me ne sono reso perfettamente conto: Il cervello impara da solo! Qualsiasi cosa!
La prossima domanda, a questo punto, era una sola: In che cosa posso diventare bravo, adesso? È per questo che iniziai a cercare di diventare bravo con le ragazze. Ma anche questa è un’altra storia.
Torniamo alla comunicazione.
Volevo diventare un bravo comunicatore. Volevo raccontare a tutti del mio metodo per imparare le lingue, ma non solo. Volevo raccontare a tutti di qualsiasi cosa. Di come si diventa bravi in qualsiasi cosa. Di come si diventa bravi a raccontare di qualsiasi cosa. Di come bere un caffè con me sia un’ottima idea.
Insomma, avevo bisogno di imparare a comunicare bene. E avevo già capito come si faceva. Se per arrivare a capire benissimo una lingua complicata come il giapponese mi era “bastato” ascoltarlo per 4000 ore, per comunicare benissimo mi “basterà” passare altrettanto tempo a comunicare.
La differenza chiave, qui, sta nella direzione del flusso. La comunicazione può avvenire in due versi, dentro e fuori, input e output. Sono entrambi importanti, ovviamente. Il problema, è che la maggior parte di noi è troppo sbilanciata. Quante persone hanno letto centinaia e centinaia di libri nella loro vita (o anche decine), e non ne hanno mai scritto neanche uno?
Ricevere tantissimo input va benissimo, il punto è che noi vogliamo diventare bravi a comunicare bene in entrambi i sensi, e quindi anche a esprimerci, e quindi dovremo per forza produrre anche tantissimo output. Vuoi diventare un bravo scrittore? Scrivi tutti i giorni. Vuoi diventare un bravo disegnatore? Disegna tutti i giorni. Vuoi diventare un bravo insegnante? Insegna tutti i giorni.
Dall’interno verso l’esterno.
Smell with a smile!
E ora, la domanda che si stanno facendo tutti: Perché, se il processo è così semplice, ci sono così pochi comunicatori di successo? Il problema qui è che se non sei abituato a comunicare “out”, e cominci a farlo, è molto probabile che le prime volte ti farai male. Per questo certe persone rimangono introverse per tutta la loro vita. Le tue prime creazioni, i tuoi primi passi nel mondo, saranno necessariamente dolorosi. Puzzeranno. Per forza. Che siano romanzi o dipinti o lezioni.
Ora voglio tutta la tua attenzione, perché ti sto per rivelare un “segreto” che non è un segreto, ma semplicemente un fatto molto importante che potrebbe rivoluzionare la tua vita (come ha fatto con la mia). Se continui a divertirti, anche quando non ti piaci, anche quando stai soffrendo, anche quando ti fai molto schifo (e fai molto schifo anche agli altri), se invece di demordere e smettere continui, insisti, e soprattutto, ripeto, ti diverti… avrai successo. E la cosa interessante è che non è importante che tu segua questa o quell’altra tecnica. L’unico metodo che ti serve è quello che ti ho appena raccontato. Conoscere questo fatto, nient’altro. Ed è un fatto matematico, dovuto al funzionamento delle reti neurali del tuo cervello. Ma questo è un altro discorso, ok? La cosa importante è che devi puzzare con orgoglio. Continuare a farlo, tutti i giorni.

Prima o poi, eventually, l’odore diventerà sempre meno sgradevole. Attento, rimarrà comunque sempre quasi del tutto sgradevole fino alla fine (le reti neurali migliorano esponenzialmente, quindi molto poco all’inizio e molto velocemente alla fine), quindi dovrai usare una massiccia quantità di orgoglio per tutta la durata del tuo viaggio. A volte ti sembrerà che sono gli altri ad abituarsi, non tu a migliorare. Non fa niente, va benissimo lo stesso. Continua a guardare il tuo lavoro e a batterti il cinque da solo per quanto sei bravo. Anche se lo sei solo a metà. Devi essere il tuo primo tifoso. Devi essere dalla tua parte. Devi ignorare volontariamente i tuoi difetti, i tuoi errori, le tue magagne, anche se le hai viste benissimo.
Ignora la puzza e produci, ignora lo schifo e combatti, ignora lo squallore ed esprimiti.
Prima o poi, 結局, l’odore diventerà sempre più gradevole. E a un certo punto, finalmente, diventerai un Arbre Magique.